Die Thomaner

Grazie al blog su Karl Richter mi sono imbattuta nel trailer del film "Die Thomaner", appena uscito in Germania. Non so se e quando arriverà in Austria, in Italia credo mai, visti gli esempi recenti.

Come intuibile dal titolo, si tratta di un documentario sul coro della chiesa di San Tommaso a Lipsia, in occasione dei festeggiamenti per i suoi 800 anni di età. Già, 8 secoli! Non so se sia il coro di bambini più longevo al mondo, il Dresdener Kreuzchor è lì, mentre il coro della Sistina è più giovane di almeno un paio di secoli. Tra i partecipanti più celebri ricordiamo Carl Philipp Emanuel Bach, Günther Ramin, e Christoph von Dohnanyi, ma il nome di questa istituzione è ormai universalmente associato a Johann Sebastian Bach, cui è dedicata la statua a lato alla chiesa voluta da Mendelssohn e che in questa chiesa è sepolto.

Da quello che si evince dal trailer, il film presenta la vita delle nuove generazioni iscritte alla Thomasschule, dall'educazione musicale allo svago. I registi sono Paul Smaczny and Günter Atteln, due che non sono nuovi alle produzioni musicali. Sicuramente il documentario avrà un carattere "agiografico", celebrativo, sorvolando multi punti interrogativi, ma una simile pecca è trascurabile nel meritato encomio di un'istituzione che non solo è sopravvissuta a guerre, scismi religiosi (evidentemente è nata prima del proclama di Lutero), regimi, crisi economiche, etc., ma che risulta ancora interessante ed attraente per i ragazzini d'oggi nonostante il recente abnorme sviluppo della tecnologia.

Non so se il film sarà all'altezza delle aspettative, il trailer è geniale. Non riesco a trattenere le lacrime ad ogni visualizzazione e non riesco a spiegarmene il perché. Forse per il Mendelssohn iniziale ("La grotta di Fingal"), forse per il Bach successivo ("Et resurrexit" e "Dona nobis Pacem" dalla messa in si min. BWV 232), forse per  i contrasti (evidenziati nel trailer) tipici di questa scelta e di questa età, forse per il vedere bambini con tagli di capelli alla Justin Bieber che passano dal classico urlo barbarico del tedesco ad una partita di calcio alle melodie più soavi, con la serietà di un adulto,... tutto contribuisce a creare un alone di straordinario estraniamento... che tocca nel profondo la nostra sensibilità. Spero vivamente di poter postare a breve una vera e propria recensione del film intero, sempre che riesca a vedere qualcosa tra le lacrime.

P.S. Penso che la visione di questo film sia particolarmente consigliata a tutti quei presunti direttori (e direttrici soprattutto) di cori di bambini in Italia che propinano canzonette prive di senso musicale e liturgico a degli indisciplinati ed annoiati fanciulli, dirigendoli in modo ridicolo, senza curare respirazione, emissione della voce, educazione musicale... in altre parole, sottovalutando la loro intelligenza e la loro sensibilità. Qualche anno fa ci fu un altro bel film su un coro di bambini, Les Choristes, ma forse aveva edulcorato la lezione con troppo sentimentalismo romanzesco per risultare efficace.

ritorno alle origini?

Ieri sera, a cena da un'amica dotata di pianoforte, ho strimpellato indegnamente la BWV565, sfogliando un libro che conteneva anche molti canti religiosi, nostalgica del periodo in cui quella era la mia quotidianità. Non escludo che anche la mia amica in fondo in fondo rimpiangesse un po' quel tempo. In realtà questa introduzione è fuorviante per il tema del post, che riguarda la Passacaglia BWV582. Un altro tuffo nel passato!

Non voglio ripercorrere qui la mia tormentata relazione con questo brano, ma proporre un ascolto che, secondo le ricerche filologiche, dovrebbe essere la versione autentica. Lo trovate a questo link.

da qui
Che strano! Persone come Andrea Marcon ci hanno abituato ad esecuzioni in organo pleno, con rigorosi tempi veloci ma costanti, sostenendo che questo fosse il desiderio di Bach, tanto da esplicitarlo in un autografo... ed ora sentiamo una leggiadra esecuzione su clavicembalo a pedali (credo, però, che lo strumento opportuno dovrebbe essere clavicordo a pedali), con cambi di tempo e di "registrazione", ritmi francesi ed abbellimenti, che ci viene spacciata per la versione che Bach stesso avrebbe composto e suonato? Dove sta la verità?

Azzardo un'ipotesi. Non potrebbe essere, come sostengo da anni, che Bach eseguisse in modo diverso lo stesso brano a seconda dell'occasione e dello strumento? Se accettiamo questo, perché allora demonizzare versioni parimenti ispirate ma più godibili per un pubblico più vasto, come quelle di Karl Richter (che mi ha fatto innamorare della musica per organo) o di Francesco Finotti (frutto della ricerca di una vita)?

Non voglio far polemica, solo lasciare il beneficio del dubbio, che sta alla base dello spirito critico. È vero, mi brucia ancora l'accusa al diploma di aver cambiato tempo tra una variazione e l'altra, impossibilitata a cambiare manuale e registrazione per le fantomatiche regole della prassi esecutiva, anche se stavo suonando un moderno organo eclettico con trasmissione radio. 

E qui torno all'introduzione, perché ieri sera non avevo a disposizione né un organo meccanico né la trascrizione pianistica di Busoni. Come fare? A rigore avrei dovuto evitare di rovinare un simile capolavoro (forse nemmeno di J.S. Bach) non essendo nelle condizioni di eseguirlo nel modo corretto. Invece no! Altra occasione, altra versione: una riduzione casalinghe, improvvisata, incerta, non professionale, ma che a mio parere si è avvicinata di più all'ambiente familiare di casa Bach. Con un sorriso, lo spirito del tempo è salvo!

"In ihm sterben wir zur rechten Zeit, wenn er will"

Gustav Leonhardt, colui che impersonò Bach in un noto film, che solamente il mese scorso era a Vienna per un concerto su un organo storico, e che, più seriamente, è stato in qualche modo il padre della prassi esecutiva, è mancato ieri. Dalla BWV 106 (nel link, da lui diretta):

Gottes Zeit ist die allerbeste Zeit.
In ihm leben, weben und sind wir, solange er will.
In ihm sterben wir zur rechten Zeit, wenn er will.

Harnoncourt e la prassi esecutiva

Altro concerto memorabile, Nikolaus Harnoncourt, ormai 82enne, alla guida del Concentus Musicus Wien, l'Arnold Schönberg Chor, con i solisti Genia Kühmeier e Roberta Invernizzi soprani, Bernarda Fink contralto, Kurt Streit tenore e Matthias Goerne basso, ha presentato le cantate "Ach wie flüchtig, ach wie nichtig" BWV 26 e "Wir müssen durch viel Trübsal in das Reich Gottes eingehen" BWV 146, ed il Magnificat in re maggiore BWV 243, ovviamente di J.S. Bach.

Nikolaus Harnoncourt dal lato dell'orchestra (foto da qui)
La BWV 26 è molto breve, mentre BWV 146 inizia con quella bella sinfonia per organo ed orchestra ripresa nel (o trascritta dal) concerto per cembalo ed orchestra BWV 1052, da cui è tratto pure il II tempo, qui riarrangiato per coro ed orchestra. Sinceramente non sono riuscita a vedere una relazione tra queste due cantate ed il periodo liturgico, ma almeno il Magnificat, pur se non nella versione natalizia, era perfettamente in tema, sia con la festa dell'Immacolata appena trascorsa, sia con la III domenica d'Avvento "Gaudete" (per intenderci, quella indicata da una candela rosa nella corona dell'Avvento, mentre le altre sono viola, almeno nella versione cattolicizzata austriaca di questo simbolo luterano).

una cariatide
Harnoncourt è una conferma! Strumenti d'epoca ma coro corposo (una quarantina di elementi), valorizzati da trucchi intelligenti (come il "sicut locutus" a parti reali, l'incipit ed il finale del Magnificat più lenti rispetto la recente tradizione, etc.), al servizio di un'interpretazione musicale che rende interessante e comprensibile sia lo spartito sia il testo. Sorprende sempre l'inestinguibile energia e la giovanile freschezza di questo decano della musica antica. L'orchestra, più avanti con gli anni rispetto alla volta precedente, era ben affiatata. Unico neo, l'uso del positivo, praticamente non udibile; d'altronde usare l'organo della sala sarebbe stato improponibile (vedi questo post). Il coro, altra conferma. Tra i solisti, purtroppo nella media, s'è invece distinta il soprano Genia Kühmeier, voce molto bella e cantabilità magnifica, da ascoltare ancora.

coro su, coro giù, coro di lato


Dopo aver eseguito per l'ennesima volta la BWV 61 nella chiesa luterana, ma per la prima volta da davanti l'altare, è nata una discussione nella nostra mailing list sulla posizione migliore del coro durante i riti religiosi. Un po' stufa dalle decine di e-mail con commenti e considerazioni più o meno appropriati, mi sono decisa a dire la mia, ricevendo la piena approvazione della direttrice. Di seguito, quindi, il mio intervento, che riassume molto sinteticamente (causa il doversi esprimere in tedesco) le mie idee ed esperienze a riguardo.

Sono cattolica, e penso che:
1. Cantare in cantoria è come sentire un coro di angeli, cantare presso l'altare  significa pregare "con" la comunità, credo che siano entrambe buone. Cantare di lato (es. in una cappella laterale) era la soluzione preferita del mio vecchio parroco in Italia, ma nella nostra chiesa l'organo era troppo distante e c'erano 12 secondi di ritardo! 

2. Da musicista, temo che il nostro sparuto coro sia completamente soverchiato dall'orchestra se cantiamo in cantoria, inoltre penso che sia giusto che la gente veda cosa paga. Mi dispiace, è brutto dirlo, ma è la verità. La buona musica costa! (n.d.A., oltre alle tasse per la Chiesa, vengono periodicamente fatte collette specifiche per la musica durante la liturgia, l'organista ha uno stipendio, l'orchestra ed i solisti vanno pagati così come le riparazioni e l'accordatura di organo e/o clavicembalo)

3. Conosco almeno un parroco cattolico che fa fare la comunione in cerchio (n.d.A., tipico dei Protestanti, recentemente impossibilitato dalla presenza del coro e dell'orchestra nell'ambone). Mi piace questa soluzione perché rende meglio l'idea di "comunione", ma fare la fila velocizza la faccenda ed i Cattolici si lamentano sempre che la Santa Messa è troppo lunga...

4. Questa Mailing-List non è probabilmente il posto migliore per discussioni teologico-liturgiche, semmai serve per comunicazioni riguardanti il coro. Un Forum sul sito della Comunità, magari moderato dal pastore, sarebbe sicuramente meglio.

E voi che ne pensate? Meglio favorire l'acustica dell'ambiente o la collocazione liturgica? Con i vostri cori vi trovate mai a discutere di integrazione con la liturgia? Vengono coinvolti i rispettivi parroci/pastori? Avete osservato differenze tra Chiesa Cattolica, Protestante, o di altri confessioni?

Nun komm... di nuovo


Anche quest'anno abbiamo eseguito la cantata BWV 61 "Nun komm der Heiden Heiland" durante il culto della prima domenica di Avvento nella Lutherische Stadtkirche. Stessa musica ma molte cose sono cambiate rispetto l'anno scorso: almeno metà coro è rinnovato, l'ensemble orchestrale ed i solisti completamente diversi, abbiamo cantato davanti all'altare ed accompagnati dal clavicembalo. Il tutto sempre diretto da Erzsebet Windhager-Gered.

la nostra direttrice
Anche se all'inizio pensavo e sentivo che questa edizione sarebbe stata peggiore dell'anno scorso, o che almeno io l'avrei percepita tale dopo aver superato l'entusiasmo per la novità, il risultato finale mi è sembrato egualmente interessante. Dopo l'iniziale spaesamento, l'ensemble orchestrale (violino, due viole, violoncello e basso continuo al cembalo) si è fuso discretamente, menzione speciale per il violoncellista, semplicemente perfetto, ed il b.c., al suo debutto in questo compito e che si è adattato alle esigenti richieste di Erzsebet (pure lei clavicembalista, non è facile entrare nella testa di un altro!). Il coro se l'è cavata egregiamente, secondo me, nonostante due sole aggiunte esterne, un tenore ed un contralto. I solisti a metà, nel senso che il tenore Stephan Su era insicuro nella parte e nell'emissione di voce, oltre a non dare alcuna importanza al testo, il basso-baritono Ernst Istler questa volta ha dato l'impressione di volersi levare il pensiero prima possibile, mentre l'anno scorso mi commosse profondamente il suo recitativo, il soprano Imola Kocsis è stata la vera sorpresa, bella voce ed interpretazione fresca e sentita, nonostante praticamente non parli tedesco.

l'ensemble orchestrale
Chissà se l'anno prossimo sarò ancora qui per prendere nuovamente parte a questo rito della cantata di Bach per la prima d'avvento. Resta sempre una magnifica esperienza, un ritorno al mondo musicale professionale ed una intima commozione, che non è mancata neppure alla seconda edizione.

Liszt e Google

Stamattina mi sono svegliata presto, ho acceso il computer ed il doodle di Google mi ha ricordato che oggi è il 200° compleanno di Franz Liszt. È vero! Mentre mi godrò una passeggiata sulle colline a sud di Vienna, a Schottenstift celebreranno questa data con un giorno intero di mostre, seminari e concerti.

Poi, per curiosità ho selezionato la pagina iniziale della versione italiana di Google e... niente! Normalissima! Una domanda mi tormenta, ma il compleanno di Liszt, e quindi la musica, è importante solo per gli austriaci?
Per dovere di cronaca, ho provato con altre versioni nazionali di Google, hanno l'immagine di Liszt anche la Germania, la Francia e l'Ungheria, ma ne sono prive la Spagna, la Russia e l'Olanda. Siamo in buona compagnia. Chissà perché questo non mi consola affatto.