La vigilia delle Palme con Buxtehude

Ci risiamo. Di nuovo in chiesa, di nuovo in quella di lingua tedesca e di nuovo per musica luterana. Stavolta con un coinvolgimento in prima persona, come corista e come occasionale continuista. Sabato 19 abbiamo eseguito “Membra Jesu Nostri” di D. Buxtehude, con i soprani Anneli Harteneck e Katharina Wegner (che ha suonato anche il flauto dolce), il controtenore  Boris Kondov, il tenore Mitch Raemaekers, al violino Aymeric de Villoutreys e Blanca Prieto, alla viola da gamba Anne Bernard e Fredrik Hildebrand, alla tiorba Pieter Theuns, il coro Ökumenische Kantorei, tutti diretti da Christoph Schlütter che ha anche cantato come basso solista.

Solitamente questa composizione si trova con cinque solisti, anche nei “Tutti”. Invece nel nostro caso alcuni numeri sono stati cantati dal coro. Purtroppo l’unica prova non è stata sufficiente a creare la desiderata sintonia tra musicisti e la sperata familiarità con la composizione. Diverse esperienze, diverse lingue e pure diverse culture. Eppure il risultato non è stato così disastroso come si poteva temere, nonostante differenze d’intonazione verso la fine tra gli archi e l’organo, delle imprecisioni sparse (molte mie, lo ammetto, ero piuttosto nervosa per l’insolito compito) ed alcune insicurezze dei solisti. Lo scopo è stato raggiunto e per essere una cosa “casalinga” si è andati anche oltre alle aspettative. Dei solisti, Anneli Harteneck è sempre un piacere da ascoltare, Katharina a mio parere ha brillato più nel suonare il flauto, Boris Kondov e Mitch Raemaekers sono ancora giovane ed inesperti, ma hanno delle belle voci che spero portino lontano. Il suono della viola da gamba è sempre affascinante. Non a caso Buxtehude ne aveva previste ben quattro nella VI cantata, la più intensa secondo me, dedicata al cuore.

Dettaglio della chiesa. Da qui.
Pubblico scarso (superava di poche unità l’organico di coro e gruppo strumentale) e “vecchio”, nel senso che la maggior parte dei presenti aveva i capelli bianchi (a parte un infante). Viene da domandarsi come mai. L’evento era presente anche su quefaire.be, quindi la pubblicità non è stata ristretta alle comunità di lingua tedesca (anche se la breve presentazione da parte del parroco è stata solo in tedesco). Il concerto era gratuito (offerta libera). L’orario non era né troppo tardi (bambini da mettere a letto, cene tra amici, feste del sabato sera) né troppo presto (i negozi erano già chiusi). Un po’ temo sia una sorta di allergie alle chiese (eppure entrarvi non è contagioso, purtroppo) ed alla musica sacra. Quest’ultimo atteggiamento denota una certa ignoranza, perché la musica sacra di una volta, come ora, attingeva a piene mani dalla musica pop dell’epoca ed in questa seriosa composizione si possono udire echi di danze e canti da osteria, depurati con un bellissimo testo latino. Ciononostante, oltre al piacere di rivedere alcune conoscenze della comunità luterana, mi ha sorpreso grandemente vedere un’amica italiana (pure con il ragazzo fiammingo ed un’altra sua amica italiana, che hanno abbassato drasticamente l’età media), venuta solo per amicizia nei miei confronti perché le piace tutt’altra musica e non parla tedesco, ed un signore padovano che conosco di nome da lunga data per le numerose amicizie in comune, cantante, che ha addirittura partecipato all’incisione della composizione in questione ad Assisi e con cui non ero ancora riuscita ad incontrarmi (in tre anni!) nonostante la passione in comune per la musica corale.

Proprio questo signore mi ha fatto apprezzare l’esecuzione tutto sommato discreta per la situazione, tenendo conto che in Italia un evento simile con un coro parrocchiale (tranne alcuni rari casi) non sarebbe nemmeno immaginabile. Conoscendo il panorama musicale delle ben sei comunità italiane in città, direi che la cosa sarebbe improponibile anche fuori dall’Italia, se in mano a connazionali. Peccato! Fare buona musica assieme è una delle esperienze più belle della vita, tanto che in preparazione a questo concerto ci siamo concessi un weekend in un convento Salvatoriano in Germania. Stamattina ho suonato a messa nella stessa chiesa tedesca ed una signora mi ha riconosciuta e ci ha tenuto a commentare il concerto di ieri sera, dicendo che la musica ed il testo l’hanno fatta riflettere sul significato della Passione di Nostro Signore. Ecco, trattandosi di un’iniziativa “parrocchiale”, l’esecuzione perfetta tecnicamente sarebbe sicuramente stata più apprezzata dai musicisti ma forse non avrebbe raggiunto il medesimo risultato comunicativo, da tedeschi a tedeschi, passando per la composizione di un tedesco di adozione e l’esecuzione di un gruppo quanto mai internazionale.

Non c'è Quaresima senza Bach

Come da tradizione, non mi sono fatta mancare una Passione bachiana in questo periodo di meditazione. Stavolta la Johannes, come sei anni fa a Vienna (link), quella volta in versione cinematografica. Nella bella cappella dei Domenicani a Bxl, con l'Hildebrandt Consort diretto dal giovane Wouter Dekoninck.

 Ci sono composizioni che ti prendono per mano e dopo ore di musica ti lasciano nel mondo attuale, con quel senso di smarrimento che si prova al risveglio dopo un sogno particolarmente realistico. La Johannes-Passion è una di quelle. Di volta in volta siamo Pietro, che prima dichiara la propria fedeltà a Gesù ("Ich folge dir gleichfalls") e poi lo rinnega e piange amaramente per quanto fatto ("Ach, mein Sinn"), siamo Pilato, che cerca di fare il possibile per non invischiarsi in una faccenda poco chiara e scarica la responsabilità sugli Ebrei, siamo il popolo che segue ciecamente chi urla più forte ("Kreuzige"), siamo i seguaci di Gesù che alla sua morte credono che sia tutto finito ("Es ist vollbracht"), siamo la comunità dei Cristiani che alla fine crede e rivolge un accorato appello di fiducia al Signore ("Ach Herr, laß dein lieb' Engelein"). È impossibile non restare coinvolti in questo vortice di emozioni, abilmente guidato da Bach, con un'adesione fedele testo-musica.

la chiesa dei Domenicani
Il mio scopo qui non è elogiare la composizione ma raccontare dell'esecuzione udita iersera. Nel complesso degna di plauso. Fantastico l'evangelista, Kevin Skelton, con una pronuncia chiara ed un'interpretazione sentita, il vero artefice del coinvolgimento emotivo. Organico ridotto all'osso, come si usa di questi tempi, con i solisti a far anche da coro. In ogni caso non male, erano in otto: due bassi, uno piuttosto in età avanzata nella parte di Gesù ed uno più giovane ma ancora un po' acerbo nella parte di Pilato, due tenori, senza lode né infamia, due contralti, tra cui un contraltista dalla voce potente, e due soprani, con il secondo degno di nota per la bella voce ed una partecipazione oltre lo spartito. Gli strumentisti se la sono cavata, i violinisti con qualche imperfezione, meglio le parti gravi, abilissimi i due flautisti, bravi anche gli oboisti (uno dei quali era una "vecchia" conoscenza). Il direttore all'organo positivo ha dato un'interpretazione piuttosto scolastica ma godibile. La scelta di usare strumenti d'epoca è lodevole per l'impegno richiesto, ma il tempo perso per accordarsi, gli spostamenti ed i cambi richiesti per una sola aria, le inevitabili brutture d'intonazione e di suono non mi hanno trovato pienamente concorde, soprattutto considerando l'intento del concerto, ossia di meditazione quaresimale, come spiegato brevemente dal poliglotta frate all'inizio, quindi non di ricostruzione storica della prassi esecutiva ai tempi di Bach (in tal caso avrebbero anche dovuto eliminare tutte le donne dalla compagine, visto che all'epoca non erano ammesse in cantoria, né come cantanti né tantomeno come strumentiste!).

Mi ha fatto piacere vedere la chiesa piena, anche se al solito i giovani latitavano (non tra le fila dei musicisti, per fortuna). L'organizzazione è stata buona, una volta tanto nelle esperienze cittadine, ma ho trovato triste scoprire che il programma costava €3, extra rispetto al biglietto già caro di €20. Per questo motivo mi sono rifiutata di prenderlo, conoscendo già bene il testo della Passione. Di conseguenza non ho i nomi degli interpreti e mi guardo bene dal cercarli su internet. Avrebbero potuto mettere a disposizione la locandina completa all'ingresso e fornire a pagamento il testo con la traduzione. Pazienza, tutti siamo perfettibili. Per il resto è stata la migliore chiusura immaginabile per un venerdì di Quaresima.