Stefano saluta Vienna

La formazione viennese del mio amico compositore, direttore d'orchestra, violinista ed organista è giunta al termine con il diploma (di laurea) in direzione corale alla locale università della musica (mdw). L'esame si è svolto in due tempi, con una prova privata ed un concerto pubblico. Prima, però, c'è stato il saggio di fine semestre della classe di direzione corale del M.o Lang (direttore del coro della Staatsoper), con gli allievi che si sono alternati nel dirigere il Webernchor nei Vespri di Mozart, estratti dalla Petite Messe Solennelle di Rossini, del Salmo 42 di Mendelssohn e dello Stabat Mater di Poulanc.

Non solo l'evento non era segnalato sul sito della mdw, ove invece figurano i saggi di tutti ma addirittura non c'era nemmeno un cartello sul posto. La scarsa pubblicità ha portato ad un pubblico esterno di forse quattro o cinque persone. Un vero peccato! Il coro non era eccezionale, almeno vocalmente parlando, nonostante sia composto da semi-professionisti, ma a maggior ragione ha mostrato come uno specchio il lavoro dei vari direttori. Si percepiva a pelle chi doveva ancora crescere, chi aveva rifinito nei dettagli il brano, chi si sbracciava teatralmente ma non aveva idea di cosa stesse facendo cantare, chi comunicava col coro, etc. Nonostante la sala era calda ed il repertorio lungo, il tempo è trascorso piacevolmente. Stefano è progredito parecchio dall'ultimo saggio semestrale cui assistetti, ora ha il pieno controllo dei cantori, dello spartito e del gesto. Ha fatto musica nel vero senso della parola. In un buon direttore di coro ci sono due aspetti fondamentali: il carisma, ossia l'autorevolezza verso i coristi, e l'interpretazione, ossia la comprensione musicale. Purtroppo sono entrambe cose che si costruiscono a fatica se uno non le possiede per talento innato. Ho notato che qualche studente, però, si accontenta di avere il carisma e non si spreva per lavorare sull'interpretazione musicale. E la tecnica? Quella s'impara, la tecnica è un mezzo, è usare il muscolo corretto al momento giusto, ma per conseguire un diploma presumo che la tecnica sia assodata (cosa che talvolta non accade nei conservatori italiani nemmeno per gli strumentisti, purtroppo).

La chiesa. Qui accompagnai la messa per la prima volta a Vienna.
Una settimana dopo, il 29 giugno, c'è stato il concerto di diploma, in cui Stefano ha diretto nuovamente il Webernchor in un repertorio a cappella alquanto complesso, tra Schütz, Bach e Mendelssohn ad 8 voci e Brahms e Distler. Tutta musica sacra, con un ideale percorso musico-culturale, musica tedesca e... luterana. Ottima scelta, se non fosse che per carenza di aule alla mdw l'esame si è svolto nella chiesetta barocca delle Suore Salesiane nei pressi del Belvedere e le sorelle hanno dovuto approvare il programma. Il concerto è andato bene, il rimbombo della chiesa ha forse aiutato tanto quanto la campanella delle suore ha distratto, il pubblico era un po' più numeroso tra insegnanti, amici direttori e musicisti, amici scienziati (portati da me) ed ovviamente i suoi genitori. Ha preso la lode, pienamente merita, soprattutto per l'enorme crescita fatta in così poco tempo.

Ora Stefano Maria Torchio torna a Padova. Non ha mai amato Vienna. Si era illuso fosse la fonte della scienza musicale ed ha trovato tradizionalismo, razzismo e chiusura mentale (con rare brillanti eccezioni). Non ha sentito il sostegno reciproco tra studenti che sperava, essendo comunque una comunità di squali (anche in questo caso le eccezioni si contano su una mano). Non vede opportunità nell'immediato futuro (un collega ha avuto un colpo di fortuna ed ora lavora alla Staatsoper, ma sono eventi che difficilmente capitano due volte), preferisce quindi rientrare in Italia e raccogliere i pensieri prima del prossimo passo. Non si può trascorrere una vita a studiare, ad un certo punto bisogna produrre. Gli faccio i migliori auguri di una carriera splendente, come direttore d'orchestra, di coro e compositore. Gli auguro inoltre di trovare il suo posto, sia inteso come luogo in cui vivere e sentirsi bene sia come posizione all'interno della storia della musica. Se questo sia un addio o un arrivederci saranno i posteri a dirlo.