La Boheme in condominio

Altro spettacolo proiettato al Rathaus: Die Boheme in Hochhaus, ossia la Boheme in condominio, in periferia o simile. Produzione svizzera della celebre opera di G. Puccini in forma televisiva e girata in una casa popolare nei sobborghi di Berna.


La rappresentazione scenica, con i cantanti di bella presenza ed in abiti ottocenteschi che interagivano con i normali inquilini del palazzo dei nostri giorni, voleva, secondo le intenzioni degli autori più volte illustrate dai presentatori che importunamente interrompevano di continuo la musica con i loro interventi, portare l'opera in casa alla persone comuni, che normalmente non possono permettersi un biglietto a teatro. Intenzione lodevole e rappresentazione interessante, difficile con l'orchestra che suona in una palestra o quel che era ed i cantanti cantare una volta nella lavanderia, un'altra in un centro commerciale, ma...


Ma non mi ha colpito. Non è facile portare un opera al grande pubblico. Nonostante la bravura dei solisti, tutti convincenti, il fatto, voluto, che i protagonisti dell'opera non vestissero come gli altri "attori" ma indossassero i tradizionali costumi di scena, ha fatto sì che la vicenda rimanesse nel mito. Troppo distante per essere coinvolgente. Non c'è stata l'immedesimazione nei personaggi che avviene in un piccolo teatro. Il culmine dell'estraneazione, quando Mimì muore e viene portata via da un autobus con la scritta "Endstation", ossia capolinea ma metaforicamente anche destinazione finale, quindi morte. L'idea in sé è geniale, ma Mimì, che non tossisce una volta in tutto il film-opera, resta vestita con crinolina e scialle... non in minigonna e calze di rete, magari con la pelle scura, come potremmo vederla ai giorni nostri...


Insomma, se si vuole attualizzare un'opera si vada fino in fondo! Questo metateatro non mi ha convinto. Ne risente anche la musica, con dialoghi in una lingua lontana, non solo nel tempo ma anche geograficamente visto che le interviste erano in francese e tedesco... e i sottotitoli in inglese! Magari con un'altra opera avrebbe funzionato, ma l'intimità di questo Puccini è stata distrutta dagli spazi moderni ed ampi del nostro quotidiano. Peccato!



Il Messiah che fine ha fatto?

Quest'estate ho avuto modo di assistere alla proiezione davanti al Rathaus di Vienna di un'edizione teatrale del Messiah di G. F. Händel, registrata il 27 Marzo 2009 al Theater an der Wien.


All'inizio ho pensato: bella idea! Dopotutto si tratta di un Oratorio e realizzarne una versione teatrale, come anche delle Passioni di Bach (vedi film di Hugo Niebeling), è una scelta in linea con le sacre rappresentazioni medioevali. Perché no, dunque? Purtroppo il regista Claus Guth e lo "sceneggiatore" Konrad Kuhn, invece di inscenare nascita, morte e resurrezione di Nostro Signore Gesù Cristo, come farebbe immaginare il titolo e come indurrebbe a pensare il libretto del Messiah, hanno creato una sorta di opera teatrale con al centro il suicidio di un uomo schernito da tutti e che viene tradito dalla moglie pure la notte in cui lui mette fine alla sua vergogna tagliandosi le vene. La faccenda ha toccato livelli di blasfemia nella scena della lavanda dei piedi, in cui la moglie e l'amante si lodano a vicenda le estremità. Il lavoro dello sceneggiatore è stato davvero creativo, trovando una spiegazione ad ogni parola del testo, dividendo la parte del soprano II tra moglie ed amante (contraltista, cosa che ha sconvolto i miei colleghi che non avevano mai sentito un uomo cantare nel registro femminile), investigando sulla psicologia di un pastore (sacerdote) che non era riuscito a salvare il fedele ed amico da quel gesto estremo, lavorando sul pentimento dei singoli personaggi... lavoro indubbiamente pregevole, ma applicato alla musica sbagliata, almeno secondo me.



E la musica? In secondo piano, ridotta a strumento e non a protagonista. Molto bravi i solisti, a parte qualche comprensibile problema di pronuncia dell'originale inglese, memorabile il coro (Arnold Schönberg Chor), il direttore, Jean-Christophe Spinosi, forse ha scelto tempi un po' troppo lenti dilungando l'intera composizione oltre le 3h e 30, ma nel complesso la parte musicale era lodevole. Degno di nota è stato il ballerino protagonista del suicidio, unico che non parla, oops canta, mai, ma che dotato di mimica notevole in una parte non certo facile.



So che ne esiste una versione in DVD, che non consiglierei. Il vecchio motto "scherza coi fanti e lascia stare i fanti" si adatta perfettamente a questa occasione: geniale idea ma avrei preferito vederla applicata ad un'opera teatrale di Händel, che ne ha composte parecchie, piuttosto che dissacrare un oratorio!

Vaya con Dios

Incuriosita da un video su You Tube, trovato cercando tutt'altro, ho noleggiato il film "Vaya con Dios - und führe uns in Versuchung" di Zoltan Spirandelli (2002), altra pellicola musicale mai arrivata in Italia. Non ho capito il titolo spagnolo visto che il film è ambientato tra Germania ed Italia ed i dialoghi sono quasi esclusivamente in tedesco (tranne due parentesi in latino ed in italiano), ma il sottotitolo è esplicativo... si tratta di una storpiatura della frase del Padre Nostro "und führe uns nicht in Versuchung" che significa "e non ci indurre in tentazione"... se togli il non...
Purtroppo il film era disponibile solo in lingua originale (tedesco) e senza sottotitoli, ma per fortuna i dialoghi non solo molti, così ho capito quasi tutto. Non mi dilungo a raccontarne la trama, in sostanza tre frati di un ordine semi-eretico, che pone il canto di lode a Dio come unica regola, sono costretti ad un lungo viaggio attraverso la Germania per raggiungere dei confratelli in Italia. Nella classica visione del "romanzo di formazione", questo viaggio si trasforma in tentazioni per i tre, dagli affetti della famiglia alla libertà della vita in campagna, dalla lusinga della cultura alla vera e propria attrazione carnale.


Interessante la figura di Arbo, il più giovane dei tre e che funge da voce narrante della vicenda, impersonato dal bravo attore Daniel Brühl. Questi, entrato in convento da bambino, non ha avuto la facoltà di scelta degli altri due. Le tentazioni che incontra lungo la sua strada non sono richiami alla vita laica ma le esperienza del mondo che gli sono mancate e che lo porteranno alla fine a fare finalmente la sua prima scelta matura e cosciente.
I brani musicali inseriti sono tutti di alta qualità ed eseguiti in modo ineccepibile da veri musicisti, ma gli attori sono stati ben istruiti e sono alquanto credibili come cantanti. Nell'elenco dei brani figurano: il mottetto "Tu solus" di J. Desprez, il Pater noster di I. Stravinsky ed una realizzazione a tre di Tobias Gravenhorst, fratello dello sceneggiatore, kantor nella vita reale e che impersona se stesso come organista nel video su citato, del corale "Wer nur den lieben Gott lässt walten".


Il film tocca con leggerezza temi profondi, ma senza addentrarvisi. Nel complesso è una commedia, strano per il cinema tedesco, ma che suggerisce interessanti riflessioni, con quella psicologia tipica del cinema tedesco. Peccato non sia uscito in Italia... come al solito!

Nuova veste a "the wedge"

Dopo aver riflettuto a lungo, ho deciso di cambiare la destinazione di questo blog: da sfogo contro la filologia in una lingua che non mi appartiene a sede di critiche musicali e non nella mia madrelingua, seguendo gli eventi (film, concerti, rappresentazioni) e notizie che mi è dato di seguire da quando sono emigrata nella capitale austriaca. Col tempo tradurrò in italiano anche i post precedenti che restano comunque in linea con il mio proposito di cuneo critico.

Mi auguro che qualcuno in più segua l'evoluzione di questo blog e ne commenti i post. Ovviamente mantenendo l'educazione ed il rispetto per le opinioni altrui, nel caso specifico le mie. Anche quando mi esprimerò negativamente nei confronti di qualche scelta musicale, non intenderò mai criticare il singolo musicista, degno di lode per il solo fatto di aver studiato per raggiungere un'ottima esecuzione tecnica e per avere il coraggio di esprimere la propria originale interpretazione. Buona lettura!


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