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ritorno alle origini?

Ieri sera, a cena da un'amica dotata di pianoforte, ho strimpellato indegnamente la BWV565, sfogliando un libro che conteneva anche molti canti religiosi, nostalgica del periodo in cui quella era la mia quotidianità. Non escludo che anche la mia amica in fondo in fondo rimpiangesse un po' quel tempo. In realtà questa introduzione è fuorviante per il tema del post, che riguarda la Passacaglia BWV582. Un altro tuffo nel passato!

Non voglio ripercorrere qui la mia tormentata relazione con questo brano, ma proporre un ascolto che, secondo le ricerche filologiche, dovrebbe essere la versione autentica. Lo trovate a questo link.

da qui
Che strano! Persone come Andrea Marcon ci hanno abituato ad esecuzioni in organo pleno, con rigorosi tempi veloci ma costanti, sostenendo che questo fosse il desiderio di Bach, tanto da esplicitarlo in un autografo... ed ora sentiamo una leggiadra esecuzione su clavicembalo a pedali (credo, però, che lo strumento opportuno dovrebbe essere clavicordo a pedali), con cambi di tempo e di "registrazione", ritmi francesi ed abbellimenti, che ci viene spacciata per la versione che Bach stesso avrebbe composto e suonato? Dove sta la verità?

Azzardo un'ipotesi. Non potrebbe essere, come sostengo da anni, che Bach eseguisse in modo diverso lo stesso brano a seconda dell'occasione e dello strumento? Se accettiamo questo, perché allora demonizzare versioni parimenti ispirate ma più godibili per un pubblico più vasto, come quelle di Karl Richter (che mi ha fatto innamorare della musica per organo) o di Francesco Finotti (frutto della ricerca di una vita)?

Non voglio far polemica, solo lasciare il beneficio del dubbio, che sta alla base dello spirito critico. È vero, mi brucia ancora l'accusa al diploma di aver cambiato tempo tra una variazione e l'altra, impossibilitata a cambiare manuale e registrazione per le fantomatiche regole della prassi esecutiva, anche se stavo suonando un moderno organo eclettico con trasmissione radio. 

E qui torno all'introduzione, perché ieri sera non avevo a disposizione né un organo meccanico né la trascrizione pianistica di Busoni. Come fare? A rigore avrei dovuto evitare di rovinare un simile capolavoro (forse nemmeno di J.S. Bach) non essendo nelle condizioni di eseguirlo nel modo corretto. Invece no! Altra occasione, altra versione: una riduzione casalinghe, improvvisata, incerta, non professionale, ma che a mio parere si è avvicinata di più all'ambiente familiare di casa Bach. Con un sorriso, lo spirito del tempo è salvo!

Prassi esecutiva ed interpretazione

Recentemente un caro amico e collega di conservatorio ha aperto un blog per discutere di filologia ed avviare i suoi coristi al valore della prassi esecutiva. Si serve di video a confronto, disponibili su YouTube, per suscitare la discussione e per destare la sensibilità dei lettori. Farò anch'io altrettanto, proponendovi l'ascolto (non tramite link, purtroppo, almeno per il momento) di due interpretazioni della Passacaglia BWV 582 udite qualche anno fa:
1. Andrea Marcon all'organo Zanin del Collegio Mazza di Padova, ricostruito secondo i canoni del Barocco (link ad altra versione),
2. Francesco Finotti all'organo Tamburini/Bonato di San Lorenzo, Abano Terme (PD), da lui riprogettato.
Andrea Marcon e Francesco Finotti
Sono due esecuzioni in tempi moderni, ma molto diverse. Entrambe, però, sono frutto di un percorso, alla ricerca della versione originale l'una, frutto di 40 anni di introspezione l'altra, riportata su uno strumento "falso-storico" e re-interpretata per uno strumento moderno l'altra. Percorsi molto diversi, sempre articolati e supportati da fonti e ragionamenti. Nulla è semplicemente affidato al caso o alla "tradizione". Per questo meritano entrambe rispetto e non tollero che i sostenitori dell'una o dell'altra se la prendano con la fazione opposta non condividendo le idee altrui e dicendo che l'una è più "giusta" dell'altra.

A mio parere, ribadendo che è la mia opinione, tentare di riproporre la versione originale di Bach (e qui non apro il capitolo discussione su quale fosse perché ne ho parlato alla nausea con amici, insegnanti e colleghi) ha senso solamente a scopo educativo, in un conservatorio o università, ma in un concerto, specialmente se per profani, potrebbe essere molto più sensato proporre una propria interpretazione di un brano, in pratica servirsi delle note di un compositore di secoli fa per comunicare qualcosa al pubblico di oggi. Il messaggio trasmesso contiene in parte l'originale intenzione del compositore ed in parte la personale versione dell'esecutore. Come un pezzo di teatro o un'opera. Ci si scandalizza tanto per certe esecuzioni del repertorio barocco e poi si va a vedere una versione modernizzata del Messiah di Händel, per esempio. Non è una contraddizione?