Martedì 5 aprile sono tornata al Musikverein assieme ad alcuni amici, tra cui un vero esperto di musica antica, per ascoltare un concerto che dal programma mi sembrava assolutamente imperdibile ed entusiasmante:- J.S. Bach: Ouvertüre/Suite Nr. 4 in re maggiore BWV 1069- J.S. Bach: Kantate "Geist und Seele wird verwirret" BWV 35- G.F. Händel: Konzert für Orgel und Orchester op. 7/1- J.S. Bach: Kantate "Wir danken dir Gott, wir danken dir" BWV 29con L. Lohmann all'organo e M. Haselböck alla direzione della Wiener Akademie, dei Wiener Sängerknaben e del Chorus Viennensis.La Wiener Akademie garantiva strumenti originali, la presenza di un coro di voci bianche confermava l'impressione di voglia di "esecuzione storica", quindi davo per scontato che Lohmann avrebbe suonato o con un triste positivo o dalla cantoria, utilizzando la trazione meccanica del nuovo organo... invece... invece hanno usato la consolle con trasmissione radio (credo). Non è stato solo per il tipo di consolle usata, ma soprattutto per il suono finto e privo di nerbo dello strumento (vedi post precedente) che la prospettata filologia (in cui non credo particolarmente) è andata a farsi friggere. Resta il dubbio sollevato dal mio amico, come abbiano fatto a suonare assieme strumenti intonati a 415 ed un organo moderno presumibilmente a 440 per suonare con l'orchestra sinfonica. Temo abbiano usato un traspositore digitale.Sarà stato per l'inevitabile ritardo di trasmissione, sarà stato per la difficoltà di suonare certo repertorio con una "meccanica" troppo leggera, sarà stato per la quantità di note da suonare, l'esecuzione di Lohmann non è stata ineccepibile. L'interpretazione, invece, è risultata piuttosto buona, a mio parere, pur se non interessante come la volta precedente.La vera delusione è stato M. Haselböck. Un vero spettacolo. Dirigeva senza bacchetta e senza spartito, ma anche senza dare una particolare direzione ai brani, che risultavano scolasticamente letti. Ha mostrato un'infinita autostima, resa più evidente dal suo ruolo di direttore, confermando la già non bellissima impressione. L'orchestra ha annoverato qualche sbavatura, il clavicembalista (giovane promettente organista cui girai le pagine ad un concerto in Italia forse 12 anni fa) degno di lode ma peccato non si sia sentito molto, il coro delle difficoltà ritmiche, sui solisti nemmeno mi pronuncio.In conclusione, mi ha fatto piacere ascoltare musica che adoro, soprattutto in compagnia di cari amici, ma se avessi comprato un biglietto costoso per questo evento mi sarei pentita di aver speso in tal modo i miei soldi. L'accurato acquisto di un CD con i medesimi brani avrebbe più valore artistico. Ovviamente a mio modesto parere.
Musikverein e la filologia a metà
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