Die lange Nacht der Kirchen... potenziale

In attesa di poter godere nuovamente di persona di questo evento, ossia della serata in cui tutte le chiese sono aperte fino all’una di notte offrendo concerti, seminari, visite guidate e riti particolari, ecco la scelta che avrei fatto se fossi già stata a Vienna.

Alle 17:30 sarei andata all’Otto-Wagner-Kirche am Steinhof per un concerto d’organo, più per il luogo che per il programma.
Alle 18:00 concerto d’organo e guida all’Augustinerkirche. Gli strumenti meritano! Anche se sarei tentata di saltare all’Hofburgkapelle per sentire i Wiener Sängerknaben. Tanto le due chiese sono vicinissime e sinceramente ho già assistito una volta alla dimostrazione guidata degli organo dell'Augustinerkirche.
La pianta su google delle chiese centrali che avrei visitato.
Alle 18:30 sarei stata combattuta tra la musica armena della Mechitaristenkirche e la "Petite Messe solenelle" di Rossini ad Heiligenstadt.
Alle 19 avrei potuto scegliere tra la curiosità per gli inni ortodossi e finalmente sentire l’irgano della Karlskirche. Tenendo conto che alle 19:10, però, iniziavano le "Musikalische Exequien" di Schütz nella Schottenkirche e mi sarebbe piaciuto poterle ascoltare da spettatrice per una volta, dopo averle eseguite col coro a Bxl in un'atmosfera alquanto tesa lo scorso novembre.
Alle 19:30 ci sono ben due concerti di beneficienza parimenti interessanti: "La creazione" di Haydn a Maria Treu (la chiesa di Bruckner) e sonate da chiesa di Mozart nella Jesuitenkirche. Nel primo caso raccolgono fondi per il recupero dell’organo storico, nel secondo per i rifugiati.
Alle 20:00 c’è davvero l’imbarazzo della scelta. Probabilmente avrei optato per la musica rinascimentale nella Kruezkapelle della Michaelerkirche.
Alle 20:30 sarei andata alla presentazione dell’organo Kaufmann nella chiesa Mariahilf, ove sarei rimasta per il mottetto Jesu meine Freude BWV 227 alle 21. Nel caso di un’esecuzione inascoltabile sarei corsa alla Jesuitenkirche per un breve concerto d’organo.
Alle 21:30 avrei dovuto nuovamente dividermi: A St. Salvator proponevano musiche tardo rinascimentali e barocche, alla Peterskirche un po’ di allegria con musica per tromba ed organo, con all’organo un ragazzo conosciuto ad Haarlem nel 2008 e che mi ha aiutato molto ad inserirmi nel mondo organistico viennese sei anni fa, ed infine alla Schottenkirche si lanciano nel "Requiem" di Mozart.
Alle 22:00 tempo di organo, tra la Franziskanerkirche e la Michaelerkirche, ove suona un’altra vecchia conoscenza, un ragazzo altoatesino.
Un po’ di riposo, anche per trovar posto a sedere, prima del "Dettinger Te Deum" di Händel nello Stephansdom alle 23:00, anche se questo avrebbe significato perdersi Reger nella Schottenkirche e repertorio simile nella Votivkirche.

Poi lentamente sarei tornata a casa, grata per la serata piena di ottima musica. Purtroppo avendo saltato tutte le visite guidate in chiese storiche ed in luoghi generalmente chiusi al pubblico e limitandomi alla sola zona entro il Gürtel. Avrei avuto bisogno di scarpe buone per una lunga corsa musicale. Qui il programma completo. Le scelte fatte sarebbero state dettate dall'astinenza di certo repertorio e di alcuni luoghi dopo tre anni a Bxl, ma probabilmente avrei optato per esperienze differenti se fossi stata sul posto, perché le occasioni per sentire gli strumenti ed i brani più noti non mancano anche durante il resto dell'anno.

Ode al silenzio (che non c'è a Bxl)

Oltre due mesi di silenzio su questo blog. Da quel 19 marzo in cui presi parte ad un concerto col coro non ci sono state altre occasioni di ascoltare o fare musica. Ammettiamo pure che gli attentati a Bxl abbiano un po' fatto passare la voglia di uscire, aggiungiamo che tra viaggi miei e dell'amica con cui abitualmente vado ai concerti difficilmente siamo state in città nello stesso periodo, però un silenzio così lungo non si spiega. Ho continuato a suonare in chiesa e prossimamente parteciperò ad una rassegna corale, ma nulla degno di nota. Il problema, a mio parere, è che questo paese è dominato dal rumore, dagli stimoli sonori indesiderati, e come conseguenza non si sappia più apprezzare la vera musica o almeno non se ne senta la necessità.

Foto non mia di una stazione sotterranea di tram.
La metro. Musica a tutto volume nelle stazioni sotterranee, nonostante di questi tempi in molti si bombardino gli orecchi con la propria musica preferita grazie alle cuffiette. Pop, rock, tutto va bene, in tutte le lingue. Tranne la musica classica, che si udiva fino a qualche tempo fa la sera tardi, in teoria per dissuadere bande di giovinastri. Me la godevo troppo di ritorno dal coro o da una cena, così mi hanno tolto pure questa. Ora la sera mandano ambient music, ossia non musica ma rumore tonale, che addormenta il cervello. L'arrivo della metro è considerato una salvezza, visto che nell'attesa non si riesce a leggere o ad ascoltare altro. Eppure nemmeno la metro è silenziosa. Non parlo delle persone che chiacchierano in varie lingue o del rumore del treno sui binari. Mi riferisco, invece, a musicisti improvvisati, strimpellatori di turno, che assordano con fisarmoniche stonate o con amplificatori economici. Chiedono l'elemosina ed onestamente verrebbe la tentazione di pagarli per farli smettere.

Foto non mia del nostro campus.
In ufficio. Lavoro all'università, qui ci si aspetta il silenzio. Effettivamente il nostro dipartimento è tranquillo, tranne quando c'é qualche ospite o passa la signora delle pulizie che ascolta la radio o parla al telefono, ma il rumore arriva comunque dall'esterno. Non mi riferisco al traffico sullo stradone sottostante e nemmeno alle numerose sirene di polizia, ambulanze e pompieri, che da qualche tempo a questa parte ci fanno saltare sulla sedia, ma gli eventi sportivi dei bimbi nel campus sottostante, con tanto di musica e discorsi amplificati a livelli da concerto in stadio. Per tacere del mese di feste goliardiche, con studenti ubriachi che urlano e cantano quando uno dovrebbe lavorare.

A casa. Almeno dentro casa uno spera di poter gustare il silenzio. No! Cantieri, veicoli, clacson a gogo, scolaresche, piccioni, aerei in fase di decollo dalle 6 del mattino alle 23, etc. Questo il rumore che viene da fuori. Poi si deve aggiungere il disturbo dei vicini, perché a queste latitudini non sanno cosa sia l'isolamento acustico nelle costruzioni e nemmeno conoscono il rispetto del riposo notturno. Passi per la lavatrice alle 22, la porta di casa a mezzanotte, ma l'attività ginnica (eufemismo) in camera di una giovane coppia focosa alle 2 di notte di giorno di lavoro?

È bastato il soggiorno di una settimana a Vienna per gustare nuovamente il silenzio e per recuperare l'insofferenza cronica al rumore di Bxl. Persino nelle chiese mettono registrazioni di sottofondo. In realtà il silenzio assoluto non esiste e nemmeno Vienna è una città muta, ma basta prendere la metro o andare al mercato per rendersi conto della differenza. Senza una sovrastimolazione dell'udito si presta più attenzione agli annunci vocali prima delle fermate, al suono del treno che parte, etc. Oltre a potersi immergere nella lettura o nella conversazione (non urlata) in un'altra lingua. Sembra che a Bxl ci sia una paura patologica del silenzio, il terrore di essere assordati dal frastuono dei propri pensieri.

La vigilia delle Palme con Buxtehude

Ci risiamo. Di nuovo in chiesa, di nuovo in quella di lingua tedesca e di nuovo per musica luterana. Stavolta con un coinvolgimento in prima persona, come corista e come occasionale continuista. Sabato 19 abbiamo eseguito “Membra Jesu Nostri” di D. Buxtehude, con i soprani Anneli Harteneck e Katharina Wegner (che ha suonato anche il flauto dolce), il controtenore  Boris Kondov, il tenore Mitch Raemaekers, al violino Aymeric de Villoutreys e Blanca Prieto, alla viola da gamba Anne Bernard e Fredrik Hildebrand, alla tiorba Pieter Theuns, il coro Ökumenische Kantorei, tutti diretti da Christoph Schlütter che ha anche cantato come basso solista.

Solitamente questa composizione si trova con cinque solisti, anche nei “Tutti”. Invece nel nostro caso alcuni numeri sono stati cantati dal coro. Purtroppo l’unica prova non è stata sufficiente a creare la desiderata sintonia tra musicisti e la sperata familiarità con la composizione. Diverse esperienze, diverse lingue e pure diverse culture. Eppure il risultato non è stato così disastroso come si poteva temere, nonostante differenze d’intonazione verso la fine tra gli archi e l’organo, delle imprecisioni sparse (molte mie, lo ammetto, ero piuttosto nervosa per l’insolito compito) ed alcune insicurezze dei solisti. Lo scopo è stato raggiunto e per essere una cosa “casalinga” si è andati anche oltre alle aspettative. Dei solisti, Anneli Harteneck è sempre un piacere da ascoltare, Katharina a mio parere ha brillato più nel suonare il flauto, Boris Kondov e Mitch Raemaekers sono ancora giovane ed inesperti, ma hanno delle belle voci che spero portino lontano. Il suono della viola da gamba è sempre affascinante. Non a caso Buxtehude ne aveva previste ben quattro nella VI cantata, la più intensa secondo me, dedicata al cuore.

Dettaglio della chiesa. Da qui.
Pubblico scarso (superava di poche unità l’organico di coro e gruppo strumentale) e “vecchio”, nel senso che la maggior parte dei presenti aveva i capelli bianchi (a parte un infante). Viene da domandarsi come mai. L’evento era presente anche su quefaire.be, quindi la pubblicità non è stata ristretta alle comunità di lingua tedesca (anche se la breve presentazione da parte del parroco è stata solo in tedesco). Il concerto era gratuito (offerta libera). L’orario non era né troppo tardi (bambini da mettere a letto, cene tra amici, feste del sabato sera) né troppo presto (i negozi erano già chiusi). Un po’ temo sia una sorta di allergie alle chiese (eppure entrarvi non è contagioso, purtroppo) ed alla musica sacra. Quest’ultimo atteggiamento denota una certa ignoranza, perché la musica sacra di una volta, come ora, attingeva a piene mani dalla musica pop dell’epoca ed in questa seriosa composizione si possono udire echi di danze e canti da osteria, depurati con un bellissimo testo latino. Ciononostante, oltre al piacere di rivedere alcune conoscenze della comunità luterana, mi ha sorpreso grandemente vedere un’amica italiana (pure con il ragazzo fiammingo ed un’altra sua amica italiana, che hanno abbassato drasticamente l’età media), venuta solo per amicizia nei miei confronti perché le piace tutt’altra musica e non parla tedesco, ed un signore padovano che conosco di nome da lunga data per le numerose amicizie in comune, cantante, che ha addirittura partecipato all’incisione della composizione in questione ad Assisi e con cui non ero ancora riuscita ad incontrarmi (in tre anni!) nonostante la passione in comune per la musica corale.

Proprio questo signore mi ha fatto apprezzare l’esecuzione tutto sommato discreta per la situazione, tenendo conto che in Italia un evento simile con un coro parrocchiale (tranne alcuni rari casi) non sarebbe nemmeno immaginabile. Conoscendo il panorama musicale delle ben sei comunità italiane in città, direi che la cosa sarebbe improponibile anche fuori dall’Italia, se in mano a connazionali. Peccato! Fare buona musica assieme è una delle esperienze più belle della vita, tanto che in preparazione a questo concerto ci siamo concessi un weekend in un convento Salvatoriano in Germania. Stamattina ho suonato a messa nella stessa chiesa tedesca ed una signora mi ha riconosciuta e ci ha tenuto a commentare il concerto di ieri sera, dicendo che la musica ed il testo l’hanno fatta riflettere sul significato della Passione di Nostro Signore. Ecco, trattandosi di un’iniziativa “parrocchiale”, l’esecuzione perfetta tecnicamente sarebbe sicuramente stata più apprezzata dai musicisti ma forse non avrebbe raggiunto il medesimo risultato comunicativo, da tedeschi a tedeschi, passando per la composizione di un tedesco di adozione e l’esecuzione di un gruppo quanto mai internazionale.

Non c'è Quaresima senza Bach

Come da tradizione, non mi sono fatta mancare una Passione bachiana in questo periodo di meditazione. Stavolta la Johannes, come sei anni fa a Vienna (link), quella volta in versione cinematografica. Nella bella cappella dei Domenicani a Bxl, con l'Hildebrandt Consort diretto dal giovane Wouter Dekoninck.

 Ci sono composizioni che ti prendono per mano e dopo ore di musica ti lasciano nel mondo attuale, con quel senso di smarrimento che si prova al risveglio dopo un sogno particolarmente realistico. La Johannes-Passion è una di quelle. Di volta in volta siamo Pietro, che prima dichiara la propria fedeltà a Gesù ("Ich folge dir gleichfalls") e poi lo rinnega e piange amaramente per quanto fatto ("Ach, mein Sinn"), siamo Pilato, che cerca di fare il possibile per non invischiarsi in una faccenda poco chiara e scarica la responsabilità sugli Ebrei, siamo il popolo che segue ciecamente chi urla più forte ("Kreuzige"), siamo i seguaci di Gesù che alla sua morte credono che sia tutto finito ("Es ist vollbracht"), siamo la comunità dei Cristiani che alla fine crede e rivolge un accorato appello di fiducia al Signore ("Ach Herr, laß dein lieb' Engelein"). È impossibile non restare coinvolti in questo vortice di emozioni, abilmente guidato da Bach, con un'adesione fedele testo-musica.

la chiesa dei Domenicani
Il mio scopo qui non è elogiare la composizione ma raccontare dell'esecuzione udita iersera. Nel complesso degna di plauso. Fantastico l'evangelista, Kevin Skelton, con una pronuncia chiara ed un'interpretazione sentita, il vero artefice del coinvolgimento emotivo. Organico ridotto all'osso, come si usa di questi tempi, con i solisti a far anche da coro. In ogni caso non male, erano in otto: due bassi, uno piuttosto in età avanzata nella parte di Gesù ed uno più giovane ma ancora un po' acerbo nella parte di Pilato, due tenori, senza lode né infamia, due contralti, tra cui un contraltista dalla voce potente, e due soprani, con il secondo degno di nota per la bella voce ed una partecipazione oltre lo spartito. Gli strumentisti se la sono cavata, i violinisti con qualche imperfezione, meglio le parti gravi, abilissimi i due flautisti, bravi anche gli oboisti (uno dei quali era una "vecchia" conoscenza). Il direttore all'organo positivo ha dato un'interpretazione piuttosto scolastica ma godibile. La scelta di usare strumenti d'epoca è lodevole per l'impegno richiesto, ma il tempo perso per accordarsi, gli spostamenti ed i cambi richiesti per una sola aria, le inevitabili brutture d'intonazione e di suono non mi hanno trovato pienamente concorde, soprattutto considerando l'intento del concerto, ossia di meditazione quaresimale, come spiegato brevemente dal poliglotta frate all'inizio, quindi non di ricostruzione storica della prassi esecutiva ai tempi di Bach (in tal caso avrebbero anche dovuto eliminare tutte le donne dalla compagine, visto che all'epoca non erano ammesse in cantoria, né come cantanti né tantomeno come strumentiste!).

Mi ha fatto piacere vedere la chiesa piena, anche se al solito i giovani latitavano (non tra le fila dei musicisti, per fortuna). L'organizzazione è stata buona, una volta tanto nelle esperienze cittadine, ma ho trovato triste scoprire che il programma costava €3, extra rispetto al biglietto già caro di €20. Per questo motivo mi sono rifiutata di prenderlo, conoscendo già bene il testo della Passione. Di conseguenza non ho i nomi degli interpreti e mi guardo bene dal cercarli su internet. Avrebbero potuto mettere a disposizione la locandina completa all'ingresso e fornire a pagamento il testo con la traduzione. Pazienza, tutti siamo perfettibili. Per il resto è stata la migliore chiusura immaginabile per un venerdì di Quaresima.

Musica poco audita

Il 28 novembre 2015 era programmato un concerto che poi fu annullato e spostato causa minaccia terroristica in città. Allora non presi i biglietti, ma stavolta non ho potuto farne a meno per animare un po' la mia vita culturale in attesa del ritorno a Vienna. Si è unita un'amica e tra coro e spettatori ho ritrovato mezza comunità tedesca. Di cosa si trattava, dunque? Di un concerto "natalizio", con brani meno noti di autori altrettanto poco frequentati in genere, con la Corale Reale Protestante, l'orchestra Quartz, con la direzione di Daniel Burdet, tenutosi ieri sera nella chiesa del Collegio San Michele. Il programma ha incluso: il brano orchestrale "Hypocondrie" e le Litanie Lauretane Salus Infirmorum per soli, coro ed orchestra di J.D. Zelenka (1679-1745) e l'Oratorio di Natale di J.H. Rolle (1716-1785).

La chiesa in questione, foto da Wikipedia.
L'inizio non è stato brillante, con qualche sbavatura evidente da parte degli archi ed una direzione forse troppo esasperata per un brano simile. L'orchestra si è ripresa benissimo per le Litanie, staccando tempi fantastici. Il coro, nonostante lo sbilanciamento tra voci femminili e quelle maschili, si è dimostrato molto buono, per questo tipo di repertorio. Solo in alcuni punti in cui i numerosi soprani puntavano in alto si sono sentite delle carenze vocali. I solisti hanno potuto essere apprezzati in numerose arie e recitativi solistici sia in Zelenka sia in Rolle. Il soprano Helga Van Campenhout ha una voce molto bella ed una vena drammatica notevole. Purtroppo, forse a causa dell'acustica dell'ambiente, mi è sembrato che mancasse un'interpretazione unitaria, con una frammentazione eccessiva del fraseggio. Il contralto Martine Gaspar ha un timbro naturalmente scuro e rotondo, ma più di qualche punto sembrava calare, cosa inammissibile per una solista. Come detto, magari colpa dell'acustica o magari non stava benissimo. Il tenore Nicolas Bauchau nella media, mentre il basso-baritono Thierry Marchant aveva un timbro un po' chiaro per le parti di basso, nonostante talvolta sembrasse far fatica ad arrivare.
immagine da qui
Avevo sentito pochissimo di Zelenka precedentemente. Il brano orchestrale era armonicamente e ritmicamente molto interessante. La parte corale mi ha fatto l'impressione di un Vivaldi con influenze sassoni, con solenni cadenze "alla Händel". Onestamente da un coevo di Bach mi aspettavo un pochino di più. Di Rolle non conoscevo nulla. Questo Oratorio ricorda un po' Haydn, che anticipa, e comunque tutto quel periodo galante che, onestamente, mi sta sullo stomaco. La cosa che mi piace meno di questo stile è la prevalenza della forma sul messaggio. Il testo indica più o meno la forma da adottare, ma non ho trovato quell'attenzione alla parola che aveva fatto scuola nei decenni precedenti.

Il concerto è stato comunque un successo ed un'esperienza interessante. Il coro merita di essere riascoltato. Proporre un repertorio poco noto ma non per questo meno degno di essere affrontato è stata una bella idea, oltre che coraggiosa, rischiando di spaventare il pubblico. L'organizzazione dell'evento era "alla Bruxelles", come sempre, ossia da ulcera allo stomaco. Hanno cercato di fare le cose per bene, numerando i posti, anche se quando uno comprava il biglietto non poteva scegliere. Poi ovviamente solo la sottoscritta ed i tedeschi sedevano ove prescritto. A distribuire i programmi hanno messo due ragazzine che parlavano solo francese e non particolarmente sveglie, tanto che facevano passare chiunque, senza controllare il biglietto. Il solito caos. La mezz'ora di intervallo è stata ancora più caotica, con coristi ed orchestrali che già salutavano amici e conoscenti. Niente bis e niente "bicchiere dell'amicizia" al termine del concerto. Come dicevo, è Bxl. Accontentiamoci, è stata una piacevole serata e culturalmente stimolante.


Musica d'Avvento

Il quintetto giovane

Qualche domenica fa ho accompagnato una messa nella chiesa di lingua tedesca a Bxl, deliziata dalla partecipazione di un quintetto di fiati, il quale al termine della celebrazione ha offerto una mezz’oretta di concerto. Si tratta del Quintetto di Eupen, una città belga nell’enclave di lingua tedesca. Il gruppo strumentale comprende un flauto traverso (l’unica ragazza dell’ensemble), un oboe, un clarinetto, un corno ed un fagotto.

Durante la messa hanno suonato trascrizioni dall’Oratorio di Natale di J.S. Bach. Alla comunione un brano moderno e durante il concerto estratti da Ibert e Tchaikovsky. Sono stati bravissimo. I miei complimenti vanno soprattutto al cornista. Uno strumento difficile in cui ho sentito fallire anche seri professionisti, invece questo ragazzo riusciva a farlo cantare al pari di un oboe. Degni di lode anche la flautista ed il clarinettista, quest’ultimo probabilmente con più esperienza rispetto ai compagni di musica.

Ho apprezzato molto l’iniziativa. L’idea di accompagnare la liturgia con musiche ad hoc e poi d’intrattenere i fedeli con un breve concerto è magnifica. Ne traggono vantaggio la messa, con della musica di alta qualità, ed i musicisti, che così si fanno conoscere ed apprezzare. Certo che questi tedeschi le pensano proprio tutte per la musica!


Foto dal profilo Facebook di St. Paulus
 Concerto ecumenico

Cosa c’è di meglio di un gruppo di fedeli e di musicisti che canta “Leise rieselt der Schnee”? Beh, magari avere pure la neve. Pazienza, non si può avere tutto. A Bxl la consegna di neve è in abbondante ritardo, avranno perso l’indirizzo, però la musica ha creato egualmente l’atmosfera adatta. Ovviamente si tratta nuovamente della chiesa di lingua tedesca, con l’Ökumenische Kantorei, l’ Okumenischer Posaunenchor, l’ensemble di flauti, un’arpista, la sottoscritta all’organo e tutto coordinato dall’abile mano di Christoph Schlütter, che si è esibito anche come basso solista. Due brevi e simpatici intermezzi poetici con la voce del sacerdote cattolico, mentre i due pastori della chiesa luterana erano coinvolti in più di un esemble.

Il programma alquanto variegato è iniziato con un’introduzione all’atmosfera natalizia con un gruppo di ottoni all’esterno dell’edificio. Hanno intonato classiche melodie d’Avvento che sono note anche in chiesa. Il concerto vero e proprio ha compreso: Andachtjodler (ottoni), Winter wonderland di R. Roblee (ottoni), Leise rieselt der Schenee (flauti, organo, assemblea), Deck the halls (flauti), Gott heilger Schöpfer aller Stern (coro), Yo m'enamori d'un aire (arpa), O komm, o komm du Morgenstern (ottoni, organo, assemblea), Veni, veni Emmanuel di Z. Kodaly (coro), Aria Pastorella di V. Rathgeber (flauti), Die Nacht ist vorgedrungen (basso e arpa), Wie soll ich dich empfangen (ottoni), Weinachtswiegenlied di J. Rutter (ottoni), Ave Maria di E. Elgar (coro e organo), Spiegel im Spiegel di A. Pärt (arpa ed organo) e Hark! The Herald Angels sing di F. Mendelssohn (tutti).

La disposizione di musicisti e pubblico era particolarmente interessante. Dalla foto si vede che la chiesa ha le sedie disposte a cerchio. Il coro era disposto a semicerchio di fronte all’altare. Gli ottoni erano a semicerchio dietro l’altare. I flauti vicino all’organo e l’arpa al centro. In sostanza il pubblico era “dentro” l’ensemble musicale.


Foto dal profilo Facebook di St. Paulus
 Tecnicamente le sbavature non sono mancate, ma in genere è stato tutto dignitoso. Senza pretese (credo che il nostro direttore sia l’unico musicista a tempo pieno di tutto il gruppo, gli altri, anche chi ha un diploma, praticano la musica nel tempo libero), ma con intenzione e sentimento. Una bella atmosfera di accoglienza. Dopo il concerto ci siamo riuniti al piano superiore dello stabile per condividere dell’ottimo Glühwein (finalmente! quello bevuto finora nei mercatini di Natale locali era sempre acido) e dei biscottini speziati, chiacchierando e conoscendoci meglio.

P.S. Ho detto anche al pastore luterano della mia prossima partenza da Bxl (non imminente) per tornare a Vienna (da dove potrò continuare a recensire opere e concerti di un certo peso). Anche lui lascerà la città, per pensionamento, però ha commentato che con la mia partenza ci saranno meno organisti e mancherà un valido soprano nel coro. Qualche giorno prima era toccato al sacerdote cattolico dirmi che sentiranno la mia mancanza. Le espressioni dei coristi e di Christoph, così come dei compagni di viaggio nel Bachreise, erano eloquenti. Sono tutti contenti per me, ma un po' sono tristi all'idea che me ne vada. Alla fine la comunità tedesca non solo mi ha accolta nonostante a malapena balbetti la loro lingua, donandomi momenti di pure felicità musicale anche se a Bxl e dandomi anche spazi che mai avrei osato chiedere, ma mi hanno pure mostrato un affetto che nelle varie comunità italiane presso cui ho prestato servizio non ho mai trovato. Un sentito GRAZIE!!!

Culto-concerto con Schütz

La settimana scorsa la città di Brussel/Bruxelles è stata congelata dal massimo rischio di attentati terroristici. Per questo motivo, per alcuni giorni non solo tutte le linee metropolitane sotterranee sono state chiuse, ma anche qualsiasi evento pubblico è stato cancellato. Di conseguenza, un concerto programmato per il sabato sera presso la chiesa luterana di lingua tedesca, con organo e tromba, è stato rinviato a data da destinarsi. Dopo lunghe riflessioni si è deciso di confermare la celebrazione per la domenica dell’eternità (Ewigkeitssonntag per la chiesa luterana, coincidente con la nostra domenica dedicata a Cristo Re), con l’esecuzione delle Musikalische Exequien di H. Schütz, con l’Ökumenische Kantorei ed il  Projektchor, diretti da Christoph Schlütter e con i solisti Anneli Harteneck e Monika Lernhart soprani, Kornelia Lienhart contralto, Adriaan de Koster e Vincent Lesage tenori, Christoph Schlütter basso ed accompagnati da Anne Bernhard alla viola da gamba, Penelope Maravalhas alla tiorba e Gertrud Schumacher all’organo (basso continuo).
La chiesa evangelica di lingua tedesca a Bxl (sito)

I due cori non avevano avuto il tempo di preparare tutti i brani per loro previsti, così i numeri più elaborati sono stati eseguiti dai solisti a parti reali. L’atmosfera era un po’ tesa per il regime di terrore instaurato in città, ma una volta iniziato a cantare ci si è dimenticati di tutto. Tra i solisti hanno brillato il giovane tenore Adriaan de Koster, davvero fantastico, con un timbro molto bello ed una pronuncia chiara (sarebbe un perfetto evangelista per le Passioni bachiane) ed il soprano Anneli Harteneck, ormai una conferma. Hanno invece deluso il secondo soprano ed il contralto, tra incertezze d’intonazione e carenze tecniche nell’impostazione della voce. Poi ho saputo trattarsi di normali coriste, probabilmente non abituate all’inusuale ruolo di soliste.  Gli altri solisti hanno compiuto il proprio dovere senza eccellere particolarmente. L’ensemble strumentale era perfetto per la composizione scelta e le “ragazze” veramente brave ad accompagnare e sostenere. I due cori se la sono cavata, senza gloria e senza infamia, anche se è difficile giudicare da dentro. Ero appena tornata da un viaggio di lavoro in Giappone e non mi sentivo particolarmente sicura sulla parte, per cui ero più concentrata sull’intonazione e sul trovare la voce che sull’effetto d’insieme. Inoltre, come già rilevato, l’acustica particolarmente secca della chiesa non aiuta per nulla a farsi un’idea del suono. Nel complesso, però, l'esecuzione è stata buona ed in perfetta fusione con il culto. 

In conclusione, spero che ci sia un’altra occasione per ripetere le Musikalische Exequien di Schütz col nuovo anno, magari in Quaresima presso la chiesa cattolica di lingua tedesca, perché lo sforzo sia premiato con un’esecuzione più serena e piacevole anche per i musicisti ed i cantanti coinvolti.