Come da tradizione, non mi sono
fatta mancare una Passione bachiana in questo periodo di meditazione. Stavolta
la Johannes, come sei anni fa a Vienna (link), quella volta in versione
cinematografica. Nella bella cappella dei Domenicani a Bxl, con l'Hildebrandt Consort diretto dal giovane Wouter Dekoninck.
Ci sono composizioni che ti
prendono per mano e dopo ore di musica ti lasciano nel mondo attuale, con quel
senso di smarrimento che si prova al risveglio dopo un sogno particolarmente
realistico. La Johannes-Passion è una di quelle. Di volta in volta siamo
Pietro, che prima dichiara la propria fedeltà a Gesù ("Ich folge dir
gleichfalls") e poi lo rinnega e piange amaramente per quanto fatto
("Ach, mein Sinn"), siamo Pilato, che cerca di fare il possibile per non
invischiarsi in una faccenda poco chiara e scarica la responsabilità sugli
Ebrei, siamo il popolo che segue ciecamente chi urla più forte ("Kreuzige"), siamo i seguaci di Gesù
che alla sua morte credono che sia tutto finito ("Es ist vollbracht"),
siamo la comunità dei Cristiani che alla fine crede e rivolge un accorato appello di fiducia al Signore ("Ach Herr, laß dein lieb' Engelein"). È impossibile non restare coinvolti in questo vortice di emozioni,
abilmente guidato da Bach, con un'adesione fedele testo-musica.
la chiesa dei Domenicani |
Il mio scopo qui non è elogiare
la composizione ma raccontare dell'esecuzione udita iersera. Nel complesso
degna di plauso. Fantastico l'evangelista, Kevin Skelton, con una pronuncia chiara ed
un'interpretazione sentita, il vero artefice del coinvolgimento emotivo.
Organico ridotto all'osso, come si usa di questi tempi, con i solisti a far
anche da coro. In ogni caso non male, erano in otto: due bassi, uno piuttosto
in età avanzata nella parte di Gesù ed uno più giovane ma ancora un po' acerbo
nella parte di Pilato, due tenori, senza lode né infamia, due contralti, tra
cui un contraltista dalla voce potente, e due soprani, con il secondo degno di nota per la bella voce ed una partecipazione oltre lo spartito. Gli
strumentisti se la sono cavata, i violinisti con qualche imperfezione, meglio
le parti gravi, abilissimi i due flautisti, bravi anche gli oboisti (uno dei
quali era una "vecchia" conoscenza). Il direttore all'organo positivo
ha dato un'interpretazione piuttosto scolastica ma godibile. La scelta di usare
strumenti d'epoca è lodevole per l'impegno richiesto, ma il tempo perso per
accordarsi, gli spostamenti ed i cambi richiesti per una sola aria, le
inevitabili brutture d'intonazione e di suono non mi hanno trovato pienamente
concorde, soprattutto considerando l'intento del concerto, ossia di meditazione
quaresimale, come spiegato brevemente dal poliglotta frate all'inizio, quindi
non di ricostruzione storica della prassi esecutiva ai tempi di Bach (in tal
caso avrebbero anche dovuto eliminare tutte le donne dalla compagine, visto che
all'epoca non erano ammesse in cantoria, né come cantanti né tantomeno come
strumentiste!).
Mi ha fatto piacere vedere la chiesa
piena, anche se al solito i giovani latitavano (non tra le fila dei musicisti,
per fortuna). L'organizzazione è stata buona, una volta tanto nelle esperienze
cittadine, ma ho trovato triste scoprire che il programma costava €3, extra
rispetto al biglietto già caro di €20. Per questo motivo mi sono rifiutata di
prenderlo, conoscendo già bene il testo della Passione. Di conseguenza non ho i
nomi degli interpreti e mi guardo bene dal cercarli su internet. Avrebbero
potuto mettere a disposizione la locandina completa all'ingresso e fornire a
pagamento il testo con la traduzione. Pazienza, tutti siamo perfettibili. Per
il resto è stata la migliore chiusura immaginabile per un venerdì di Quaresima.
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