Non c'è Quaresima senza Bach

Come da tradizione, non mi sono fatta mancare una Passione bachiana in questo periodo di meditazione. Stavolta la Johannes, come sei anni fa a Vienna (link), quella volta in versione cinematografica. Nella bella cappella dei Domenicani a Bxl, con l'Hildebrandt Consort diretto dal giovane Wouter Dekoninck.

 Ci sono composizioni che ti prendono per mano e dopo ore di musica ti lasciano nel mondo attuale, con quel senso di smarrimento che si prova al risveglio dopo un sogno particolarmente realistico. La Johannes-Passion è una di quelle. Di volta in volta siamo Pietro, che prima dichiara la propria fedeltà a Gesù ("Ich folge dir gleichfalls") e poi lo rinnega e piange amaramente per quanto fatto ("Ach, mein Sinn"), siamo Pilato, che cerca di fare il possibile per non invischiarsi in una faccenda poco chiara e scarica la responsabilità sugli Ebrei, siamo il popolo che segue ciecamente chi urla più forte ("Kreuzige"), siamo i seguaci di Gesù che alla sua morte credono che sia tutto finito ("Es ist vollbracht"), siamo la comunità dei Cristiani che alla fine crede e rivolge un accorato appello di fiducia al Signore ("Ach Herr, laß dein lieb' Engelein"). È impossibile non restare coinvolti in questo vortice di emozioni, abilmente guidato da Bach, con un'adesione fedele testo-musica.

la chiesa dei Domenicani
Il mio scopo qui non è elogiare la composizione ma raccontare dell'esecuzione udita iersera. Nel complesso degna di plauso. Fantastico l'evangelista, Kevin Skelton, con una pronuncia chiara ed un'interpretazione sentita, il vero artefice del coinvolgimento emotivo. Organico ridotto all'osso, come si usa di questi tempi, con i solisti a far anche da coro. In ogni caso non male, erano in otto: due bassi, uno piuttosto in età avanzata nella parte di Gesù ed uno più giovane ma ancora un po' acerbo nella parte di Pilato, due tenori, senza lode né infamia, due contralti, tra cui un contraltista dalla voce potente, e due soprani, con il secondo degno di nota per la bella voce ed una partecipazione oltre lo spartito. Gli strumentisti se la sono cavata, i violinisti con qualche imperfezione, meglio le parti gravi, abilissimi i due flautisti, bravi anche gli oboisti (uno dei quali era una "vecchia" conoscenza). Il direttore all'organo positivo ha dato un'interpretazione piuttosto scolastica ma godibile. La scelta di usare strumenti d'epoca è lodevole per l'impegno richiesto, ma il tempo perso per accordarsi, gli spostamenti ed i cambi richiesti per una sola aria, le inevitabili brutture d'intonazione e di suono non mi hanno trovato pienamente concorde, soprattutto considerando l'intento del concerto, ossia di meditazione quaresimale, come spiegato brevemente dal poliglotta frate all'inizio, quindi non di ricostruzione storica della prassi esecutiva ai tempi di Bach (in tal caso avrebbero anche dovuto eliminare tutte le donne dalla compagine, visto che all'epoca non erano ammesse in cantoria, né come cantanti né tantomeno come strumentiste!).

Mi ha fatto piacere vedere la chiesa piena, anche se al solito i giovani latitavano (non tra le fila dei musicisti, per fortuna). L'organizzazione è stata buona, una volta tanto nelle esperienze cittadine, ma ho trovato triste scoprire che il programma costava €3, extra rispetto al biglietto già caro di €20. Per questo motivo mi sono rifiutata di prenderlo, conoscendo già bene il testo della Passione. Di conseguenza non ho i nomi degli interpreti e mi guardo bene dal cercarli su internet. Avrebbero potuto mettere a disposizione la locandina completa all'ingresso e fornire a pagamento il testo con la traduzione. Pazienza, tutti siamo perfettibili. Per il resto è stata la migliore chiusura immaginabile per un venerdì di Quaresima.

Musica poco audita

Il 28 novembre 2015 era programmato un concerto che poi fu annullato e spostato causa minaccia terroristica in città. Allora non presi i biglietti, ma stavolta non ho potuto farne a meno per animare un po' la mia vita culturale in attesa del ritorno a Vienna. Si è unita un'amica e tra coro e spettatori ho ritrovato mezza comunità tedesca. Di cosa si trattava, dunque? Di un concerto "natalizio", con brani meno noti di autori altrettanto poco frequentati in genere, con la Corale Reale Protestante, l'orchestra Quartz, con la direzione di Daniel Burdet, tenutosi ieri sera nella chiesa del Collegio San Michele. Il programma ha incluso: il brano orchestrale "Hypocondrie" e le Litanie Lauretane Salus Infirmorum per soli, coro ed orchestra di J.D. Zelenka (1679-1745) e l'Oratorio di Natale di J.H. Rolle (1716-1785).

La chiesa in questione, foto da Wikipedia.
L'inizio non è stato brillante, con qualche sbavatura evidente da parte degli archi ed una direzione forse troppo esasperata per un brano simile. L'orchestra si è ripresa benissimo per le Litanie, staccando tempi fantastici. Il coro, nonostante lo sbilanciamento tra voci femminili e quelle maschili, si è dimostrato molto buono, per questo tipo di repertorio. Solo in alcuni punti in cui i numerosi soprani puntavano in alto si sono sentite delle carenze vocali. I solisti hanno potuto essere apprezzati in numerose arie e recitativi solistici sia in Zelenka sia in Rolle. Il soprano Helga Van Campenhout ha una voce molto bella ed una vena drammatica notevole. Purtroppo, forse a causa dell'acustica dell'ambiente, mi è sembrato che mancasse un'interpretazione unitaria, con una frammentazione eccessiva del fraseggio. Il contralto Martine Gaspar ha un timbro naturalmente scuro e rotondo, ma più di qualche punto sembrava calare, cosa inammissibile per una solista. Come detto, magari colpa dell'acustica o magari non stava benissimo. Il tenore Nicolas Bauchau nella media, mentre il basso-baritono Thierry Marchant aveva un timbro un po' chiaro per le parti di basso, nonostante talvolta sembrasse far fatica ad arrivare.
immagine da qui
Avevo sentito pochissimo di Zelenka precedentemente. Il brano orchestrale era armonicamente e ritmicamente molto interessante. La parte corale mi ha fatto l'impressione di un Vivaldi con influenze sassoni, con solenni cadenze "alla Händel". Onestamente da un coevo di Bach mi aspettavo un pochino di più. Di Rolle non conoscevo nulla. Questo Oratorio ricorda un po' Haydn, che anticipa, e comunque tutto quel periodo galante che, onestamente, mi sta sullo stomaco. La cosa che mi piace meno di questo stile è la prevalenza della forma sul messaggio. Il testo indica più o meno la forma da adottare, ma non ho trovato quell'attenzione alla parola che aveva fatto scuola nei decenni precedenti.

Il concerto è stato comunque un successo ed un'esperienza interessante. Il coro merita di essere riascoltato. Proporre un repertorio poco noto ma non per questo meno degno di essere affrontato è stata una bella idea, oltre che coraggiosa, rischiando di spaventare il pubblico. L'organizzazione dell'evento era "alla Bruxelles", come sempre, ossia da ulcera allo stomaco. Hanno cercato di fare le cose per bene, numerando i posti, anche se quando uno comprava il biglietto non poteva scegliere. Poi ovviamente solo la sottoscritta ed i tedeschi sedevano ove prescritto. A distribuire i programmi hanno messo due ragazzine che parlavano solo francese e non particolarmente sveglie, tanto che facevano passare chiunque, senza controllare il biglietto. Il solito caos. La mezz'ora di intervallo è stata ancora più caotica, con coristi ed orchestrali che già salutavano amici e conoscenti. Niente bis e niente "bicchiere dell'amicizia" al termine del concerto. Come dicevo, è Bxl. Accontentiamoci, è stata una piacevole serata e culturalmente stimolante.


Musica d'Avvento

Il quintetto giovane

Qualche domenica fa ho accompagnato una messa nella chiesa di lingua tedesca a Bxl, deliziata dalla partecipazione di un quintetto di fiati, il quale al termine della celebrazione ha offerto una mezz’oretta di concerto. Si tratta del Quintetto di Eupen, una città belga nell’enclave di lingua tedesca. Il gruppo strumentale comprende un flauto traverso (l’unica ragazza dell’ensemble), un oboe, un clarinetto, un corno ed un fagotto.

Durante la messa hanno suonato trascrizioni dall’Oratorio di Natale di J.S. Bach. Alla comunione un brano moderno e durante il concerto estratti da Ibert e Tchaikovsky. Sono stati bravissimo. I miei complimenti vanno soprattutto al cornista. Uno strumento difficile in cui ho sentito fallire anche seri professionisti, invece questo ragazzo riusciva a farlo cantare al pari di un oboe. Degni di lode anche la flautista ed il clarinettista, quest’ultimo probabilmente con più esperienza rispetto ai compagni di musica.

Ho apprezzato molto l’iniziativa. L’idea di accompagnare la liturgia con musiche ad hoc e poi d’intrattenere i fedeli con un breve concerto è magnifica. Ne traggono vantaggio la messa, con della musica di alta qualità, ed i musicisti, che così si fanno conoscere ed apprezzare. Certo che questi tedeschi le pensano proprio tutte per la musica!


Foto dal profilo Facebook di St. Paulus
 Concerto ecumenico

Cosa c’è di meglio di un gruppo di fedeli e di musicisti che canta “Leise rieselt der Schnee”? Beh, magari avere pure la neve. Pazienza, non si può avere tutto. A Bxl la consegna di neve è in abbondante ritardo, avranno perso l’indirizzo, però la musica ha creato egualmente l’atmosfera adatta. Ovviamente si tratta nuovamente della chiesa di lingua tedesca, con l’Ökumenische Kantorei, l’ Okumenischer Posaunenchor, l’ensemble di flauti, un’arpista, la sottoscritta all’organo e tutto coordinato dall’abile mano di Christoph Schlütter, che si è esibito anche come basso solista. Due brevi e simpatici intermezzi poetici con la voce del sacerdote cattolico, mentre i due pastori della chiesa luterana erano coinvolti in più di un esemble.

Il programma alquanto variegato è iniziato con un’introduzione all’atmosfera natalizia con un gruppo di ottoni all’esterno dell’edificio. Hanno intonato classiche melodie d’Avvento che sono note anche in chiesa. Il concerto vero e proprio ha compreso: Andachtjodler (ottoni), Winter wonderland di R. Roblee (ottoni), Leise rieselt der Schenee (flauti, organo, assemblea), Deck the halls (flauti), Gott heilger Schöpfer aller Stern (coro), Yo m'enamori d'un aire (arpa), O komm, o komm du Morgenstern (ottoni, organo, assemblea), Veni, veni Emmanuel di Z. Kodaly (coro), Aria Pastorella di V. Rathgeber (flauti), Die Nacht ist vorgedrungen (basso e arpa), Wie soll ich dich empfangen (ottoni), Weinachtswiegenlied di J. Rutter (ottoni), Ave Maria di E. Elgar (coro e organo), Spiegel im Spiegel di A. Pärt (arpa ed organo) e Hark! The Herald Angels sing di F. Mendelssohn (tutti).

La disposizione di musicisti e pubblico era particolarmente interessante. Dalla foto si vede che la chiesa ha le sedie disposte a cerchio. Il coro era disposto a semicerchio di fronte all’altare. Gli ottoni erano a semicerchio dietro l’altare. I flauti vicino all’organo e l’arpa al centro. In sostanza il pubblico era “dentro” l’ensemble musicale.


Foto dal profilo Facebook di St. Paulus
 Tecnicamente le sbavature non sono mancate, ma in genere è stato tutto dignitoso. Senza pretese (credo che il nostro direttore sia l’unico musicista a tempo pieno di tutto il gruppo, gli altri, anche chi ha un diploma, praticano la musica nel tempo libero), ma con intenzione e sentimento. Una bella atmosfera di accoglienza. Dopo il concerto ci siamo riuniti al piano superiore dello stabile per condividere dell’ottimo Glühwein (finalmente! quello bevuto finora nei mercatini di Natale locali era sempre acido) e dei biscottini speziati, chiacchierando e conoscendoci meglio.

P.S. Ho detto anche al pastore luterano della mia prossima partenza da Bxl (non imminente) per tornare a Vienna (da dove potrò continuare a recensire opere e concerti di un certo peso). Anche lui lascerà la città, per pensionamento, però ha commentato che con la mia partenza ci saranno meno organisti e mancherà un valido soprano nel coro. Qualche giorno prima era toccato al sacerdote cattolico dirmi che sentiranno la mia mancanza. Le espressioni dei coristi e di Christoph, così come dei compagni di viaggio nel Bachreise, erano eloquenti. Sono tutti contenti per me, ma un po' sono tristi all'idea che me ne vada. Alla fine la comunità tedesca non solo mi ha accolta nonostante a malapena balbetti la loro lingua, donandomi momenti di pure felicità musicale anche se a Bxl e dandomi anche spazi che mai avrei osato chiedere, ma mi hanno pure mostrato un affetto che nelle varie comunità italiane presso cui ho prestato servizio non ho mai trovato. Un sentito GRAZIE!!!

Culto-concerto con Schütz

La settimana scorsa la città di Brussel/Bruxelles è stata congelata dal massimo rischio di attentati terroristici. Per questo motivo, per alcuni giorni non solo tutte le linee metropolitane sotterranee sono state chiuse, ma anche qualsiasi evento pubblico è stato cancellato. Di conseguenza, un concerto programmato per il sabato sera presso la chiesa luterana di lingua tedesca, con organo e tromba, è stato rinviato a data da destinarsi. Dopo lunghe riflessioni si è deciso di confermare la celebrazione per la domenica dell’eternità (Ewigkeitssonntag per la chiesa luterana, coincidente con la nostra domenica dedicata a Cristo Re), con l’esecuzione delle Musikalische Exequien di H. Schütz, con l’Ökumenische Kantorei ed il  Projektchor, diretti da Christoph Schlütter e con i solisti Anneli Harteneck e Monika Lernhart soprani, Kornelia Lienhart contralto, Adriaan de Koster e Vincent Lesage tenori, Christoph Schlütter basso ed accompagnati da Anne Bernhard alla viola da gamba, Penelope Maravalhas alla tiorba e Gertrud Schumacher all’organo (basso continuo).
La chiesa evangelica di lingua tedesca a Bxl (sito)

I due cori non avevano avuto il tempo di preparare tutti i brani per loro previsti, così i numeri più elaborati sono stati eseguiti dai solisti a parti reali. L’atmosfera era un po’ tesa per il regime di terrore instaurato in città, ma una volta iniziato a cantare ci si è dimenticati di tutto. Tra i solisti hanno brillato il giovane tenore Adriaan de Koster, davvero fantastico, con un timbro molto bello ed una pronuncia chiara (sarebbe un perfetto evangelista per le Passioni bachiane) ed il soprano Anneli Harteneck, ormai una conferma. Hanno invece deluso il secondo soprano ed il contralto, tra incertezze d’intonazione e carenze tecniche nell’impostazione della voce. Poi ho saputo trattarsi di normali coriste, probabilmente non abituate all’inusuale ruolo di soliste.  Gli altri solisti hanno compiuto il proprio dovere senza eccellere particolarmente. L’ensemble strumentale era perfetto per la composizione scelta e le “ragazze” veramente brave ad accompagnare e sostenere. I due cori se la sono cavata, senza gloria e senza infamia, anche se è difficile giudicare da dentro. Ero appena tornata da un viaggio di lavoro in Giappone e non mi sentivo particolarmente sicura sulla parte, per cui ero più concentrata sull’intonazione e sul trovare la voce che sull’effetto d’insieme. Inoltre, come già rilevato, l’acustica particolarmente secca della chiesa non aiuta per nulla a farsi un’idea del suono. Nel complesso, però, l'esecuzione è stata buona ed in perfetta fusione con il culto. 

In conclusione, spero che ci sia un’altra occasione per ripetere le Musikalische Exequien di Schütz col nuovo anno, magari in Quaresima presso la chiesa cattolica di lingua tedesca, perché lo sforzo sia premiato con un’esecuzione più serena e piacevole anche per i musicisti ed i cantanti coinvolti.

Piccoli organisti crescono... in Svizzera

Recentemente mi trovavo a Basilea e non potevo mancare di ascoltare un concerto su uno dei due Andreas Silbermann in città (in realtà ricostruiti). Nella chiesa di S. Leonardo (disposizione dell’organo qui) viene offerto un concerto ogni venerdì, dalle 18:15 alle 18:45 circa. Il 30 ottobre si sono esibiti i tre vincitori del concorso nazionale per giovani musicisti.

Il primo, Sebastian Kalbfuss,un altero dodicenne o forse poco più, ha esordito con la Toccata di Gigout, per seguire con il Preludio e Fuga in mi min. BWV533 di J.S. Bach. Il secondo, Nathan Hubov, all’apparenza un bambino, ha suonato un Preludio in do min. di J.L. Krebs, la fughetta sul nome B.A.C.H. op.123 n.3 di J.G. Rheinberger ed il Preludio op. 9 n. 6 di H. Schroeder. La terza, Alicia Joho, una ragazzina già sviluppata ma sicuramente meno che quattordicenne, ha proposto il Preludio e Fuga in do min. BWV 549 di J.S. Bach, il preludio pastorale di J. Langlais e la Toccata dalla Suite Gothique di L. Boellmann.

Se la sono cavata tutti e tre egregiamente, suonando molto meglio di quanto  facessimo noi a vent’anni in conservatorio. Questo indica non solo la loro dedizione nell’esercitarsi ma soprattutto la presenza di un insegnante coscienzioso, che sa spiegare l’importanza del fraseggio e le differenze tra suonare un autore barocco da uno romantico. Al di là delle teorie filologiche, purtroppo in conservatorio a noi contavano più le note giuste dell’interpretazione. I ragazzini hanno commesso minimi errori (ahimè la ragazza qualcuno in più), soprattutto cambi di tempo, che facevano trasparire l’emozione, ma davvero bravi. Bimbi prodigio? No, semplicemente educati. Se la musica fosse insegnata sin dall’infanzia, ci sarebbe molti più giovani organisti e magari anche più motivati pure da noi. La maturazione e la piena consapevolezza verranno col tempo, se seguiti a dovere.

L’organo aveva un suono molto bello, anche se né le combinazioni né forse il temperamento “suonavano” bene nel repertorio romantico. Sospetto che in parte sia colpa di preconcetti su come debba essere la registrazione “romantica”, senza la flessibilità di adattarla allo strumento.

Nota a margine. Il concerto è iniziato puntualmente. La chiesa non era strapiena, ma c’era parecchia gente, per la maggior parte anziana. All’uscita una cassetta per le offerte invitava a sostenere questa attività. In una città estremamente cara come Basilea, un buon concerto è ad offerta libera, ogni settimana, è una vera delizia. Tutto il contrario di Bxl, ove i concerti, anche di scarsa qualità o amatoriali, sono molto cari, iniziano in perenne ritardo e spesso (vedi ultimo caso all’Istituto di Cultura o al saggio della classe di organo) le chiacchiere hanno più spazio della musica.

L'elisir al circo

Finalmente di nuovo ad assistere ad un'opera lirica! Una nuova produzione de "L’elisir d’amore" di G. Donizetti targata La Monnaie/De Munt, realizzata al Cirque Royal/Koninklijk Circus perché il teatro ufficiale è chiuso per lavori. Direttore Thomas Rösner (un viennese!), regia Damiano Michieletto (veneziano!), coro diretto da Martino Faggiani, con Olga Peretyatko nella parte di Adina, Dmitry Korchak in Nemorino, Aris Argiris in Belcore e Simón Orfila in Dulcamara, con l’orchestra sinfonica ed il coro de la Monnaie/de Munt.

L'ingresso del "circo"
La serata è partita male, merito di un’organizzazione pessima. Il Cirque Royal, è una sorta di moderna sala da concerti ma senza organo e con i sedili con pendenze da capogiro, come nemmeno nelle vecchie aule del Bo avevo sperimento. Acquistati i biglietti online, per la modica cifra di €16 a testa + €3 di gestione, la sottoscritta ed un’amica erano pronte ad entrare una decina di minuti prima dell’inizio previsto. Abbiamo salito le scale fino alla balconate e lì un ragazzo ci ha detto che per il nostro settore dovevamo scendere. Mah, le indicazioni davano di salire. Pazienza, scendiamo tre piani di scale e seguiamo nuovamente le indicazioni. Un altro tipo stavolta ci lascia passare, raggiungiamo la balconata che troviamo coperta da un telo nero ed un ragazzo ci dice che non aprivano il settore e che dovevamo tornare giù per farci cambiare i biglietti. Torniamo giù e qui una signora ci dice che il responsabile era andato a far aprire la balconata. Per la terza volta torniamo su e finalmente possiamo sederci, solo per scoprire che in realtà siamo rimaste praticamente le uniche in balconata, perché gli altri nel frattempo si erano spostati nei posti liberi dei settori più centrali. Le solite cose fatte a metà alla brussellese!

Finalmente inizia lo spettacolo, con il consueto ritardo. L’orchestra è letteralmente imbucata di lato, pregiudicandone l’udibilità, con abbigliamento da spiaggia. Il palco, al centro della sala, rappresenta esattamente una spiaggia. Ambientazione moderna che ha pregiudicato la resa:
1. Il direttore d’orchestra, nelle vesti di bagnino, dava le spalle alla scena. Nonostante gli schermi e gli sbracciamenti, i cantanti facevano un po’ quel che volevano, tanto che più di qualche volta accompagnamento e melodia erano sfasati.
2. I cantanti sono stati costretti a cantare in posizioni assurde o compiendo azioni strane, dallo stretching in spiaggia per Adina ad un ballo tipo tarantella per Dulcamara (giusto per informazione, Adina era l’animatrice di una sorta di lido, Nemorino il tuttofare bruttino ed imbranato, Dulcamara spacciava una copia di una nota bevanda energizzante, di cui hanno ripreso pure l’auto pubblicitaria e, udite bene, Belcore era una sorta di ufficiale di marina - sergente! non mi risulta questo grado! - che ci ha donato uno spogliarello che ci saremmo volentieri risparmiati).
3. Infine le azioni di contorno (per esempio dei coristi) distraevano lo spettatore (tranne nel caso delle arie, in cui il coro si congelava e la luce puntava solo sui solisti).
In conclusione, la regia è diventata forzatamente la protagonista della rappresentazione, facendo scomparire la musica.

Una scena. Foto dal web.
I solisti hanno brillato solo per il coraggio di mostrarsi seminudi e per riuscire a cantare anche correndo al limite del ridicolo. Per il resto erano troppo concentrati dai movimenti da compiere per dedicare un po' di attenzione al testo ed alle note. Vocalmente salverei soltanto Dulcamara. L'insieme mi è risultato talmente fastidioso che, con la prospettiva d’impiegare almeno un’ora per rientrare e visto che l’indomani comunque si lavora, all’intervallo ho tagliato la corda. Tanto, come ha detto un collega, conosco già la storia.

P.S. Perché non si pensi che sia a priori contro le trasposizioni in tempi moderni di opere storiche, ricordo delle ottime realizzazioni in passato, tipo una versione del "Don Pasquale" ambientata negli anni ’20 o del "Così fan tutte" negli anni ’90. Un po’ meno felici sono state "Traviata" all’Arena, dominata da una bambola gonfiabile, o una "Boheme" di periferia, ma comunque il senso dell'opera è rimasto. Perché voler colpire a tutti i costi, snaturando il lavoro del compositore? Come quando trasformarono nella vita di un suicida il magnifico oratorio sacro "Messiah" di Händel. Credete veramente che vedere un tipo panciuto in boxer in spiaggia parlare con un italiano dell’800 sia credibile? Altro che sognare, immedesimarsi ed immergersi completamente nella musica!

Jubiläums-Konzert

La comunità luterana di lingua tedesca a Brussel/Bruxelles ha festeggiato questo weekend 60 anni di esistenza, rifondata dopo la II guerra mondiale, e 40 anni dalla benedizione dell’edificio in Avenue Salomé. Oltre ad un culto particolarmente festivo ed a varie occasioni conviviali, come celebrare meglio questa ricorrenza se non con un concerto, cui hanno assistito vescovi da altre comunità, rappresentanti della chiesa cattolica di lingua tedesca e di parrocchie belghe, e persino il novello ambasciatore di Germania?

Il concerto in questione aveva come protagonisti Anneli Harteneck, soprano, Sarah Vermeyen, flauto traverso, Wim Spaepen, violino, Stijn Saveniers, violoncello, e Gertrud Schumacher, clavicembalo, con un programma che comprendeva: Canzoni I e V di G. Frescobaldi, “Cantabo Domino” di A. Grandi, “O quam pulchra es” di C. Monteverdi, Sinfonia di J.J. Fux, Fantasia per violino solo di G. Ph. Telemann, poi di C.Ph. E. Bach tre Lieder, Hamburger Sonate in sol magg. per flauto e b.c. e Pastorale in la minore, infine di J.S. Bach “Hört, ihr Völker” dalla cantata BWV 76, preludio dalla V suite per violoncello solo e “Meine Seele sei vergnügt” dalla cantata BWV 204. Come bis, un corale, come ogni cantata che si rispetti.
Ogni strumento (eccetto il clavicembalo) ha avuto la possibilità di mostrare le proprie peculiarità ed il solita di turno il proprio virtuosismo. In questo si sono potuti distinguere i giovani interpreti (flautista, violinista e violoncellista) da quelli più maturi (in questo caso il soprano). I giovani hanno mostrato particolari abilità tecniche (pur se con minime imperfezioni), ma un’interpretazione quasi meramente basata sulla fedeltà allo spartito, mentre Anneli Harteneck ha reso il significato di ogni parola, sempre comprensibilissima, che fosse in latino o in tedesco. Gertrud Schumacher, al clavicembalo, ha fatto un servizio dignitoso e costante, anche se forse per l’età (decisamente avanzata) o per le prove limitate non ha mostrate una grande coesione col violoncello. In ogni caso, tanto di cappello agli esecutori, che sono riusciti a rendere un gradevole concerto nonostante l’acustica secchissima dell’ambiente, che non perdona alcun errore. Prima della famiglia Bach, il violoncellista ha spiegato in un tedesco migliore del mio che C. Ph. E. Bach è sottostimato nei confronti del padre, perché in realtà Carl Philipp Emanuel è stato un personaggio importante della storia della musica tanto da essere considerato un “padre” per Haydn, Mozart e tutto il Classicismo. Cosa che personalmente condivido a livello teorico, ma un paragone con J. S. Bach è inopportuno, data la grandezza di quest’ultimo oltre i limiti delle epoche. I brani scelti l’hanno chiaramente dimostrato. In genere, ho apprezzato la  scelta del repertorio cantato, appropriato al luogo ed all’occasione. Delicatezza che generalmente è tipica della comunità tedesca, non solo luterana, ove la musica è parte integrante della liturgia e non mero accompagnamento.
Nel tradizionale brindisi del dopo concerto ho ritrovato quasi tutti i partecipanti alla Bachreise. D’altronde la predica del culto della domenica di ritorno è stata dedicata al corale “Schmücke dich, o liebe Seele” BWV 654 e l’intero giornalino d’autunno della comunità ha come tema J. S. Bach. La serata è proseguita per me con una simpatica cena cipriota con un’amica melomane con cui sto partecipando a parecchi concerti in città ed una collega britannica incuriosita dal mio entusiasmo nel far pubblicità all’evento. Ovviamente mi ha fatto molto piacere vedere la chiesa gremita in un freddo sabato sera ed in una zona non proprio facilmente raggiungibile con i mezzi pubblici. Ennesima conferma come la comunità tedesca sia una garanzia in termini di musica.