Mendelssohn passò anche dal Belgio?

Nel giorno della visita del presidente degli Stati Uniti a Bruxelles, proprio nello stesso locale ove ha tenuto un importante discorso in mondovisione, la sottoscritta è andata ad assistere ad un concerto di musica classica, grazie al generoso invito di un'amica. Parliamo del Bozar, il prestigioso centro culturale-artistico della città, e di un concerto della serie organizzata quest'anno per il decennale del Klara Festival.

Il programma di sala:
La Deutsche Kammerphilharmonie Bremen diretta da Ivor Bolton, con al pianoforte Nelson Goerner ed al violino Linus Roth, che ha sostituito il previsto Lorenzo Gatto, belga giunto secondo al Premio Regina Elisabetta del 2009, hanno eseguito musiche di Felix Mendelssohn, in particolare
- la Sinfonia n. 2 op. 52a "Lobgesang", solo la parte strumentale (1840);
- il Concerto per violino piano ed archi, opera giovanile, del 1823;
- la Sinfonia n. 5 op. 107 "Reformation" (1832).

La sala Henry Le Boeuf del Bozar, foto non mia.
È stata la mia prima volta al Bozar. Sala carina, Horta era un genio della sua epoca, nonostante non si possa minimamente confrontare con Musikverein o Konzerthaus di Vienna, la filarmonia di Monaco e Berlino, il Gewandhaus di Lipsia, la Royal Albert Hall di Londra e l'elenco sarebbe ancora lungo. Non infieriamo! L'organo, almeno, c'è, anche se sembra non venga suonato dal 1967 ed è attualmente in restauro.

mai avuto un posto così privilegiato!
Il concerto è stato piacevole, purtroppo un po' penalizzato dall'inizio con quasi un'ora di ritardo causa discorso di Mr. Obama giusto prima del concerto. L'orchestra ha mostrato notevole coesione, buona preparazione tecnica e dinamismo romantico, perfetto per Mendelssohn. Tutte le sezioni si sono distinte. I solisti all'altezza della situazione, anche se sinceramente non ho particolarmente apprezzato il concerto per violino, pianoforte ed orchestra, perché ancora troppo classicheggiante per i miei gusti. Il vibrato portato all'esasperazione dal bravo violinista non ha contribuito positivamente al giudizio sul brano. Il direttore ha evidentemente fatto un buon lavoro sullo spartito, ma non riuscivo a seguire il suo gesto. Onestamente, se avessi fatto parte della compagine, mi sarei sentita un po' persa. In alcuni momenti sembrava che fosse il primo violino a condurre, stabilendo un contatto visivo con gli altri orchestrali ed esagerando la gestualità. Primo violino di cui non sono riuscita a risalire al nome, non essendo citata (apparentemente una ragazza alquanto giovane) nel sito dell'orchestra come "Konzertmeisterin". Sono bastate le prime note di "Ein feste Burg" per ritrovare l'unità, almeno del mio spirito con la musica che stavo ascoltando. 

Al di là del mio discutibile giudizio musicale, la serata è stata un evento esclusivo, in cui mi sono infiltrata grazie all'invio di un'amica. Non solo per il lussuoso aperitivo che ha preceduto il concerto, ma soprattutto per il posto privilegiato nella sala, da cui potevo godere un'ottima visuale sul palco. Credo che una simile fortuna non si possa ripetere, ma sicuramente il Bozar merita un'altra visita prossimamente, anche se dalla "piccionaia" che proprio economica non è (e mi fermo qui per non riattaccare con il disco "ah, quant'era perfetta Vienna!").



Mendelssohns Orgelsolomesse

Il 23 febbraio nella chiesa che ospita una delle comunità italiane della città si è tenuta una cerimonia particolare, intitolata "ridirsi sì", ossia il rinnovo della promessa di matrimonio o di fede fatta negli anni precedenti. La celebrazione era in italiano e francese, con sacerdoti belgi ed italiani. L'animazione musicale è stata curata dal coretto italiano, guidato da Cristina. Per l'occasione abbiamo introdotto cinque momenti di sola musica all'organo ed ho suonato dalla cantoria. L'eccezionalità dell'iniziativa, benché non confrontabile con i concerti o le messe musicali di cui solitamente racconto, mi ha spinto a riportarla anche qui, condividendo una riflessione a posteriori su quanto poco basti per rendere "speciale" una liturgia.

dal giornalino della parrocchia
Tenendo conto dei miei pregressi studi, della mancanza di tempo per esercitarsi, dei miei limiti tecnici  (ossia cosa ero in grado di suonare senza far rivoltare nella tomba l'autore) e del tema della giornata, ho proposto estratti dalle sonate per organo op. 65 di Felix Mendelssohn, in questo ordine:

ingresso: Sonata III, "Con moto maestoso" (ovviamente solo la prima parte, prima del fugato su "Aus tiefer Not";
dopo la predica: Sonata VI, "Andante" (Amen);
offertorio: Sonata I, "Adagio";
comunione: Sonata VI, "Andante sostenuto", prima variazione sul corale "Vater unser in Himmelreich";
finale: ahimè scontato, non dalle sonate, ma bensì una trascrizione più completa possibile della Marcia Nuziale dalle musiche di scena per Sogno di una notte di mezza estate, contentino per le coppie.


L'organo era un piccolo Kerkhoff del 1912, con 2 manuali e pedale, pneumatico, con 8 registri, tutto espressivo. Nonostante le modeste dimensioni, ammetto di aver riscoperto il piacere di suonare musiche di Franck (tra l'altro belga) su questo strumento, mentre con Bach non trovo ancora soddisfazione. Gli amanti della prassi esecutiva inorridirebbero anche a sentire Mendelssohn suonato qui, ma in chiesa ci si adatta a quel che si ha, come hanno fatto i nostri illustri predecessori.

Tornando alla celebrazione, pur se con i miei limiti musicali e se i brani "classici" erano alternati a canti meno tradizionali ed accompagnati dalla chitarra, nel complesso è stato un successo. La partecipazione è stata notevole per una piccola comunità mista come la nostra. Sicuramente musicisti professionisti e stipendiati ed una comunità educata a cantare avrebbero garantito una celebrazione di alta qualità musicale, ma l'impegno e l'entusiasmo del gruppo hanno comunque dato un buon risultato dal punto di vista liturgico. Mi auguro non resti un episodio isolato. Alla fine anche la solista ed i coristi hanno apprezzato l'accompagnamento all'organo dalla cantoria, nonostante fosse distante, in confronto alla statica e monotona tastiera digitale. L'organo a canne si conferma il re degli strumenti anche per la liturgia.


80 violoncelli

Il Conservatorio Reale di Bruxelles/Brussel ha un'attività alquanto frizzante e sa come attirare l'attenzione di giovani e meno giovani senza deludere. Ieri sera ho assistito ad un concerto davvero originale, in onore di un anziano professore. Tutto violoncello, ma non pensate all'integrale delle suite per violoncello solo di Bach. Il programma ha previsto brani di diverse epoche, arrangiamenti, trascrizioni e via dicendo per un ensemble crescente di violoncelli, partendo proprio con Bach per violoncello solo e terminando con una versione di "Tanti auguri a te" suonata da più di 100 violoncelli (gli 80 del titolo forse si riferivano agli anni del professore). Il presentatore non era il classico insegnante di conservatorio che non sa come usare un microfono, ma probabilmente un professionista della scena, che ha introdotto i vari brani con scenette comiche e battute varie.

Il tutto si è svolto nella "sala grande" del Conservatorio, una sorta di piccolo teatro con tre ordini di palchi, loggione e platea ad occupare metà sala e palco con imponente organo di fine secolo (Cavaillé-Coll) nell'altra metà sala. L'acustica nel teatro è sorprendente. Un brano (Cantilena di H. Villa-Lobos) prevedeva una cantante, una parte era a bocca chiusa, si sentivano anche i respiri. Temo che questa acustica, però, non dia il massimo con l'organo a canne, ma non ho ancora avuto modo di ascoltarlo. Magari nemmeno funziona, visto lo stato della sala. Macchie di umidità, quando non proprio veri buchi nel controsoffitto, danno un'idea di precario, trascurato, cadente. Insomma, tutta Bruxelles è un po' così, per questo non mi ci trovo, ma questo è un altro discorso. Il Conservatorio è davvero a corto di denaro e cerca sponsor. Sinceramente avrei pagato volentieri un simbolico prezzo di €5 per il concerto di ieri sera, con 600 spettatori (la capienza massima del teatro, per l'occasione al completo) non si sarebbero arricchiti ma forse qualche riparazione o una mano di bianco ci poteva stare.

buco ed umidità
Un paio di punti negativi nell'organizzazione della serata sono stati i tempi morti tra un brano e l'altro per la sistemazione di sedie e leggii per i nuovi musicisti e l'uso esclusivo del francese, essendo il Conservatorio ufficialmente bilingue (anzi, proprio separata, ma si sa, i Fiamminghi comprendono il francese, il contrario no). Tra le scenette rappresentate dal comico-presentatore, all'inizio ha mimato l'apertura ideale della porta della musica secondo varie nazionalità: francese, americana e belga. Il Belga entra da una porta girevole e senza rendersene conto esce di nuovo. Immagino che questa sia l'idea che i Belgi abbiano di se stessi: un popolo che crea problemi dove non ce ne sono e che li affronta con flemmatica rassegnazione. Mah! Al contrario, secondo me sono dotato di grande autoironia, qualità rara. Il pubblico, attento e silenzioso, ha peccato d'italianità applaudendo tra un tempo e l'altro ma è giustificabile per l'assenza di un programma di sala.

L'iniziativa nel complesso mi è piaciuta molto. Gli strumentisti erano eccellenti, minori sbavature dei più giovani si perdonano facilmente guardando la bontà del risultato generale. Pur non avendo colto le battute e le scenette tra i brani musicali, ho apprezzato l'idea. Non bisogna svecchiare la musica (come tipi come Allevi credono di fare) ma il modo di presentarla! La musica parla da sola. Un concerto serioso risulterà indigesto ai più giovani, abituati ai ritmi frenetici della quotidianità. Il rischio è di cadere nel ridicolo, il presentatore ieri sera c'è andato molto vicino, ma se avessi proposto l'integrale delle suite di Bach per violoncello solo credete che le mie amiche sarebbero venute e soprattutto rimaste fino al termine?

Mitsingen vs concerto

Nonostante stia frequentando meno concerti di quanto non facessi a Vienna, sia per impegni sia per i costi più elevati dei biglietti in città (e dove lo trovo qui un Harnoncourt a €5 posto in piedi nella sala da concerti più conosciuta al mondo?), non mi sono fatta mancare una tradizione natalizia: il Weihnachtsoratorium di J.S. Bach. Avevo ben due possibilità, andare a sentire la versione di Sigiswald Kuijken o tentare un ensemble semi-sconosciuto (per me) in Cattedrale. La prima opzione mi sarebbe davvero piaciuta, ma aveva un prezzo troppo elevato in rapporto al numero di esecutori. Non sto scherzando, apprezzo l'intento di un vate come Kuijken, ma sentire 3h di musica con 4-5 cantanti a seconda della bisogna al posto di un coro senza poter nemmeno vedere qualcosa per la modica cifra di €30 non mi sembrerebbe un buon affare. Mi compro il CD piuttosto, almeno lo posso riascoltare ogni anno. Va da sé che ho quindi optato per la seconda opzione, comunque al non economico prezzo di €20, ed è stata una piacevole e coinvolgente (capirete perché) scoperta.

Il concerto si è svolto venerdì 13 dicembre nella Cattedrale di San Michele e Santa Gudula a Bruxelles. Imponente chiesa gotica di cui sono da ammirare l'enorme organo "appeso" di lato con un miracolo dell'ingegneria e l'elaboratissimo pulpito ligneo barocco. L'orchestra La Passione, il coro Helicon, i solisti Danny Van Hoof soprano, Isabelle Everarts de Velp contralto (in realtà un mezzosoprano), Jan Caals tenore, Lieven Termont basso, ed il direttore Geert Hendrix.  Il libretto del programma oltre a contenere  il testo in tedesco e la traduzione in francese e neerlandese (le lingue ufficiali del posto), aveva anche gli spartiti (a 4v) di alcuni corali. Prima del concerto, il direttore ha preso alcuni cantanti ed ha insegnato tali corali al pubblico, auspicando nella partecipazione al momento opportuno, come ai tempi di Bach. Beh, l'esatto opposto del concerto di Kuijken! Chi ha ragione dunque?

La questione non è così semplice. A mio parere hanno ragione entrambi, uno nel ricostruire la sonorità del tempo di Bach, l'altro nel ricreare l'atmosfera del tempo di Bach. Sono approcci differenti! Nel primo caso l'uso di strumenti antichi e di contraltisti e sopranisti al posto delle donne è aderente a quelli si pensa fossero i mezzi di Bach. Nel secondo, invece, la partecipazione dei fedeli nel canto dei corali, stranoti ai fedeli luterani di lingua tedesca per 5 secoli di pratica, è una prassi assodata. Ricordiamo che le cantate in questione non sono state composte per essere eseguite tutte assieme in concerto, ma per integrare la liturgia di sei giornata festive nel periodo natalizio.

geniale firma di Bach
Personalmente ho apprezzato l'iniziativa, che ha supplito i problemi di acustica, il tempo spedito per non eccedere nella durata (nonostante solo 4 cantante, dalla prima alla terza e la sesta, siano state eseguite) e qualche indecisione di troppo nella sezione archi (viole!!! allora tutte le storie che si raccontano su di voi sono vere?!). È stato per me anche il contentino per non aver preso parte all'esecuzione di alcuna cantata bachiana quest'anno, com'era ormai diventata tradizione a Vienna nel coro della Lutherische Stadtkirche. Onestamente non ho compreso la scelta di cantare all'inizio la BWV214 "Tönet, ihr Pauken! Erschallet, Trompeten!" invece del verso "Jauchzet, Frohlocket! Auf, preiset die Tage", una spiegazione non  starebbe stata male. Il folto coro veramente bravo, la sezione legni dell'orchestra eccezionale, pure gli ottoni non sono stati da meno. Dei solisti salvo la bravissima contralto (tranne per la pronuncia tedesca), un po' meno soprano e basso, mentre il tenore forse non era in serata.

Conclusione: una piacevole serata, forse meno "perfetta" del concerto con la Petite Bande, ma sicuramente più calda e coinvolgente. Sono consapevole di non poter mai avere qui le stesse occasioni musicali di Vienna, ma per €20  e  la chiesa piena potevano almeno riscaldare la cattedrale!!!

Lo sfacelo liturgico in Italia secondo De Marzi

Esiste in Italia un'associazione di organisti (AIOC) che cerca di promuovere un contratto regolare nelle chiese a modello di quanto già realizzato in Francia ed in Germania ma anche di diffondere la cultura musicale nella liturgia. Condivido alcuni aspetti di quanto portano avanti, non tutti, sicuramente non mi ritrovo quando viene esaltato il tradizionalismo bigotto ed ignorante. Per fortuna solo poche voci seguono questa strada. Oggi, invece, mi è giunto un illuminato scritto di critica sul degrado della liturgia nella Chiesa italiana. L'autore è quel Bepi De Marzi divenuto celebre per una preghiera molto bella, ben scritta, non complessa ma non banale: "Signore delle cime". Esempio di un canto che potrebbe entrare nel repertorio liturgico, che può essere cantato da tutti ma anche da una schola, che riesca a commuovere nonostante non ci siano solisti, assoli di chitarra o armonie da ballata pop. Ecco quanto scrive:


da "Il Giornale di Vicenza" dell'11 dicembre 2013

"La messa sarà animata dal Gruppo Cantasuona". Ecco l''immagine dello sfacelo liturgico.

Animare la messa significa delegare qualcuno che in chiesa suoni e canti, con testi quasi sempre casuali, "da animazione", che vuol dire anche "da intrattenimento", mentre nella navata tutti tacciono e, per lo più, nemmeno pregano.

E questo degrado lo si può notare, ufficializzato per l''Italia intera, ogni domenica nelle due messe televisive, alle 10 su Rete Quattro e alle 11 su Rai Uno: meste processioni con chierichetti o chiericoni impacciati, spaesati nella recita, nonni-diaconi con stola a bandoliera, gruppi corali improvvisati, quasi sempre formati da voci senili che divagano sussiegose tra le canzoni da campeggio o da devozioni turistiche: le donne con l''immancabile scarpetta colorata.


immagine dal web
Testi e musiche provenienti dai repertori mistico-rock dei complessi giovanili, ma generalmente "confezionate alla bisogna", come denunciava desolatamente l''illuminatissimo, ispiratissimo e inascoltato musicista toscano monsignor Domenico Bartolucci, già direttore della Cappella Sistina, poi messo da parte dalle misteriose trame vaticane e fatto cardinale per consolazione, investitura interpretata dagli estimatori e dagli allievi come ulteriore umiliazione. È scomparso proprio in questi giorni. Era nato nel Mugello, a Borgo San Lorenzo, nel 1917. Il suo fecondo comporre percorreva l''infallibile e insuperabile tematica gregoriana.

E dopo di lui "il diluvio" con quella che è stata chiamata "la carica post-conciliare dei trecentocinquantamila": tanti sono stati, e ancora si moltiplicano impuniti, i compositori improvvisati, i versificatori con le più grottesche metafore bibliche, i chitarristi, gli zufolatori, i tamburisti da messa. Mentre gli organi a canne restano chiusi a chiave e nei Seminari diocesani, come nei conventi, non si affrontano più nemmeno i primi elementi del solfeggio. "In chiesa imperversano musiche banalissime con testi risibili, infantili", ripete amaramente Riccardo Muti.

chiesa di Vienna, perennemente vuota e fredda
nonostante l'imponente organo
Ma i musicisti e i poeti sono ormai dei solitari che intonano lamentazioni portate via dal vento della banalità. A Natale godremo con: "Gesù, Gesù, Gesù, disceso fin quaggiù, hai fatto tanta strada, riposati anche tu". E appare sempre più lontana, ormai impossibile, l'esortazione del vescovo di Vicenza monsignor Ferdinando Rodolfi che ottant'anni fa, ispirato dalla competenza, dall'entusiasmo e dalla donazione di don Ernesto Dalla Libera, diceva "Che il popolo canti!". Quale popolo, ora, con le chiese sempre più vuote?

"I morti, doppiamente morti al freddo di queste liturgie", cantava un altro inascoltato, padre David Maria Turoldo. "Risuscitò, ohò-ohò", ci è dato di sopportare anche da queste parti. Abbiamo visto il disagio del Papa ad Assisi. Davanti aveva decine di migliaia di "curiosi muti da messa turistica" mentre i fraticelli e i fratoni scottolavano beati, quasi svolanti, senza mai un canto collettivo o una preghiera diffusa. "Animava" la messa papale un gruppo invisibile, con una voce femminile che sovrastava tutto e tutti. Le musiche? Alla bisogna.

Bepi De Marzi









Pranzo con Adolphe Sax

Non sapevo che l'inventore del sassofono fosse belga, l'ho appreso solo ieri, partecipando ai "midis musicaux" (mezzogiorni musicali) organizzati dal Conservatorio Reale Belga presso l'università francofona della città ULB. Un'oretta di concerto tra le 12:30 e le 13:30 in un auditorium del campus Solbosch a Bruxelles che si ripete più o meno una volta al mese.

Il programma prevedeva trascrizioni e composizioni per ensemble di sassofoni: variazioni su una passacaglia di Händel di Johan Halvorsen (sax sovrano e baritono), una selezione dalle Variazioni Goldberg di Johann Sebastian Bach (sax soprano, alto e baritono), tre Gnossiennes di Erik Satie (quartetto di sax), il quartetto per sassofoni di Joseph Jongen, infine un tango di Astor Piazzolla come bis. Gli interpreti erano Paul-Hugo Chartier (sax soprano), Gema Fernandez Arevalo (sax alto) ed Erik Demaseure (sax tenore) sotto la guida di Jeremie David (trascrizioni e sax baritono).

Il concerto è stato una piacevole sorpresa. Non avevo idea delle potenzialità del sassofono, strumento davvero malleabile, con delle possibilità espressive pressoché sconosciute ai legni. I ragazzi sono stati bravi, sia nella scelta del repertorio (l'idea di usare uno strumento "moderno" come il sassofono per il barocco è interessante e da ripetere) sia nella resa in concerto, nonostante qualche perdonabile svista dei più giovani. Jeremie David mi è sembrato il più maturo nell'interpretazione, sfruttando uno strumento difficile da gestire come il sassofono baritono dal lirismo del romanticismo alla ritmicità del tango. Ottima idea per avvicinare alla musica giovani ed adulti dell'università. Ogni giorno scopro colleghi che suonano uno strumento nel tempo libero, più o meno professionalmente, a conferma del fatto che scienza e musica possono convivere benissimo. Il prossimo concerto prevede tutte le declinazioni del contrabbasso, peccato non poterci andare causa precedenti impegni.

Metti una sera in Germania

Ammettiamolo, mi sono fatta un bel regalo. Quando ho saputo che il mio ex-maestro d'organo, Francesco Finotti, avrebbe tenuto un concerto a Ratingen, una cittadina tedesca a pochi km da Düsseldorf e quindi non troppo distante dal Belgio, non ho esitato un minuto a prenotare un treno ed un albergo per andare a sentirlo. Non solo per il piacere di assistere nuovamente ad un suo concerto, ma anche per l'occasione di scappare da Bxl per un giorno e tornare a cimentarmi con la lingua tedesca in una zona in cui in realtà non sono mai stata. Il racconto del viaggio e della parte turistica di questa domenica alternativa si trova nell'altro blog, in inglese, mentre qui mi concentro sull'esperienza musicale. 

Il concerto, dunque, si è tenuto domenica sera a Ratingen, nella chiesa dei SS. Pietro e Paolo su un organo Romanus Seifert & Sohn. Il concerto aveva come tema l'incontro, ossia una sorta di stretta di mano tra il pianoforte e l'organo. Il corposo programma, leggermente accorciato all'ultimo momento, prevedeva: A. Bruckner (Preludium in do maggiore), J.S. Bach (Preludium in mib magg. BWV552a, preludio corale "Christ, unser Herr, zum Jordan kam" BWV 684, Fuga a 5 in mib magg. BWV552b), C. Franck (Fantasia idylle in la magg.), W.A. Mozart (Adagio in si min. KV 540) e S. Rachmaninoff (trascrizione del Preludio in do# min. op. 3 n. 2, Preludio in re min. op. 23 n. 3, Studio op. 33 n. 1 "Allegro ma non troppo" e Studio op. 33 n. 5 "Moderato"). Bis con Rachmaninoff, Bach (Echo dalla partita in si min. BWV831, che cito perché adoro questa versione) e Vivaldi-Bach.

L'interpretazione di Bach è stata una lectio magistralis sulle composizioni analizzate. Magnifico! Chi conosce la musica, apprezza Bach anche suonato da un computer, ma chi non sa cosa sia il contrappunto rischia di trovarlo noioso, eccetto per quei quattro brani celebri, triti e ritriti. In questa esecuzione ogni entrata, ogni cadenza, ogni modulazione era chiaramente illustrata. Immagino che i prassisti storceranno il naso dicendo che quello sentito non era nemmeno più Bach, ma a mio parere era oltre, come dire che quello di Benigni non è nemmeno più Dante. Capisco ed ammiro la loro dedizione nel tentare di ricostruire come veniva eseguito un tal compositore nella sua epoca, ma se sentissimo la Divina Commedia recitata ad un angolo della strada come nel '300, non essendo più nemmeno usi a quel linguaggio, probabilmente non ne capiremmo nulla e non apprezzeremmo la finezza delle figure retoriche. Come nella ricerca scientifica, ci vuole un talento particolare per saper comunicare il risultato di complessi studi alla gente comune senza far inorridire gli scienziati.  Saper spiegare un compositore semplicemente suonandolo, senza aprire bocca, è qualcosa in più del saper insegnare come suonare quel brano. Credo che Bach suonato così, anche se forse non conforme a come Bach stesso sentiva (e chi può saperlo?), sia l'arrivo di un percorso lungo quattro secoli di sentire la musica.


Pure il resto del programma è stato una conferma: la fantasia di Franck un poema sinfonico, il preludio di Bruckner una visione mistica, l'adagio di Mozart uno scherzo dilettevole ed i lavori di Rachmaninoff un interessante studio di armonia. In conclusione il concerto mi è piaciuto molto, nonostante uno strumento non eccezionale ed uno stato di salute non ottimale dell'interprete. 

Ho avuto modo di sentire l'organista titolare della parrocchia durante la messa. Benché invidiabilmente abile all'organo, l'ho trovato figlio della tradizione tedesca, come se ne trova in ogni parrocchia (già, perché lì assumono organisti qualificati anche solo per le messe). Attenzione, ho detto tradizione tedesca. Una cosa sconosciuta in Italia. Motivo per cui i corali (canti in cui intervengono i fedeli) erano introdotti con estesi preludi improvvisati in diversi stili e poi accompagnati anche con misture e trombe, perché pure la gente da quelle parti è educata e canta come si deve.  Una mia impressione, forse le persone che hanno assistito al concerto erano talmente preparate musicalmente da aspettarsi un'esecuzione "tradizionale" dei brani in programma. Forse hanno attribuito questa interpretazione ad un'eccentricità italiana, in qualche modo suggerita dall'organista che nella presentazione ha sottolineato la pedaliera italiana di questo strumento (eh? io conoscevo solo quella francese, tedesca ed inglese... per me "italiana" significa assente o a leggio...). Alla fine credo abbiano apprezzato e probabilmente compreso qualcosa di più di brani più o meno noti. Beati loro! Ne avranno di occasioni per farsi un'idea sull'argomento, visto che questo concerto rientrava nell'Internationales Düsseldorfer Orgelfestival, con iniziative alquanto interessanti. Date un'occhiata al programma. Mica un concerto isolato in una parrocchietta di periferia. Quando una cosa simile in Italia (o in Belgio)?