Lo sfacelo liturgico in Italia secondo De Marzi

Esiste in Italia un'associazione di organisti (AIOC) che cerca di promuovere un contratto regolare nelle chiese a modello di quanto già realizzato in Francia ed in Germania ma anche di diffondere la cultura musicale nella liturgia. Condivido alcuni aspetti di quanto portano avanti, non tutti, sicuramente non mi ritrovo quando viene esaltato il tradizionalismo bigotto ed ignorante. Per fortuna solo poche voci seguono questa strada. Oggi, invece, mi è giunto un illuminato scritto di critica sul degrado della liturgia nella Chiesa italiana. L'autore è quel Bepi De Marzi divenuto celebre per una preghiera molto bella, ben scritta, non complessa ma non banale: "Signore delle cime". Esempio di un canto che potrebbe entrare nel repertorio liturgico, che può essere cantato da tutti ma anche da una schola, che riesca a commuovere nonostante non ci siano solisti, assoli di chitarra o armonie da ballata pop. Ecco quanto scrive:


da "Il Giornale di Vicenza" dell'11 dicembre 2013

"La messa sarà animata dal Gruppo Cantasuona". Ecco l''immagine dello sfacelo liturgico.

Animare la messa significa delegare qualcuno che in chiesa suoni e canti, con testi quasi sempre casuali, "da animazione", che vuol dire anche "da intrattenimento", mentre nella navata tutti tacciono e, per lo più, nemmeno pregano.

E questo degrado lo si può notare, ufficializzato per l''Italia intera, ogni domenica nelle due messe televisive, alle 10 su Rete Quattro e alle 11 su Rai Uno: meste processioni con chierichetti o chiericoni impacciati, spaesati nella recita, nonni-diaconi con stola a bandoliera, gruppi corali improvvisati, quasi sempre formati da voci senili che divagano sussiegose tra le canzoni da campeggio o da devozioni turistiche: le donne con l''immancabile scarpetta colorata.


immagine dal web
Testi e musiche provenienti dai repertori mistico-rock dei complessi giovanili, ma generalmente "confezionate alla bisogna", come denunciava desolatamente l''illuminatissimo, ispiratissimo e inascoltato musicista toscano monsignor Domenico Bartolucci, già direttore della Cappella Sistina, poi messo da parte dalle misteriose trame vaticane e fatto cardinale per consolazione, investitura interpretata dagli estimatori e dagli allievi come ulteriore umiliazione. È scomparso proprio in questi giorni. Era nato nel Mugello, a Borgo San Lorenzo, nel 1917. Il suo fecondo comporre percorreva l''infallibile e insuperabile tematica gregoriana.

E dopo di lui "il diluvio" con quella che è stata chiamata "la carica post-conciliare dei trecentocinquantamila": tanti sono stati, e ancora si moltiplicano impuniti, i compositori improvvisati, i versificatori con le più grottesche metafore bibliche, i chitarristi, gli zufolatori, i tamburisti da messa. Mentre gli organi a canne restano chiusi a chiave e nei Seminari diocesani, come nei conventi, non si affrontano più nemmeno i primi elementi del solfeggio. "In chiesa imperversano musiche banalissime con testi risibili, infantili", ripete amaramente Riccardo Muti.

chiesa di Vienna, perennemente vuota e fredda
nonostante l'imponente organo
Ma i musicisti e i poeti sono ormai dei solitari che intonano lamentazioni portate via dal vento della banalità. A Natale godremo con: "Gesù, Gesù, Gesù, disceso fin quaggiù, hai fatto tanta strada, riposati anche tu". E appare sempre più lontana, ormai impossibile, l'esortazione del vescovo di Vicenza monsignor Ferdinando Rodolfi che ottant'anni fa, ispirato dalla competenza, dall'entusiasmo e dalla donazione di don Ernesto Dalla Libera, diceva "Che il popolo canti!". Quale popolo, ora, con le chiese sempre più vuote?

"I morti, doppiamente morti al freddo di queste liturgie", cantava un altro inascoltato, padre David Maria Turoldo. "Risuscitò, ohò-ohò", ci è dato di sopportare anche da queste parti. Abbiamo visto il disagio del Papa ad Assisi. Davanti aveva decine di migliaia di "curiosi muti da messa turistica" mentre i fraticelli e i fratoni scottolavano beati, quasi svolanti, senza mai un canto collettivo o una preghiera diffusa. "Animava" la messa papale un gruppo invisibile, con una voce femminile che sovrastava tutto e tutti. Le musiche? Alla bisogna.

Bepi De Marzi









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