Quest'estate ho avuto modo di assistere alla proiezione davanti al Rathaus di Vienna di un'edizione teatrale del Messiah di G. F. Händel, registrata il 27 Marzo 2009 al Theater an der Wien.
All'inizio ho pensato: bella idea! Dopotutto si tratta di un Oratorio e realizzarne una versione teatrale, come anche delle Passioni di Bach (vedi film di Hugo Niebeling), è una scelta in linea con le sacre rappresentazioni medioevali. Perché no, dunque? Purtroppo il regista Claus Guth e lo "sceneggiatore" Konrad Kuhn, invece di inscenare nascita, morte e resurrezione di Nostro Signore Gesù Cristo, come farebbe immaginare il titolo e come indurrebbe a pensare il libretto del Messiah, hanno creato una sorta di opera teatrale con al centro il suicidio di un uomo schernito da tutti e che viene tradito dalla moglie pure la notte in cui lui mette fine alla sua vergogna tagliandosi le vene. La faccenda ha toccato livelli di blasfemia nella scena della lavanda dei piedi, in cui la moglie e l'amante si lodano a vicenda le estremità. Il lavoro dello sceneggiatore è stato davvero creativo, trovando una spiegazione ad ogni parola del testo, dividendo la parte del soprano II tra moglie ed amante (contraltista, cosa che ha sconvolto i miei colleghi che non avevano mai sentito un uomo cantare nel registro femminile), investigando sulla psicologia di un pastore (sacerdote) che non era riuscito a salvare il fedele ed amico da quel gesto estremo, lavorando sul pentimento dei singoli personaggi... lavoro indubbiamente pregevole, ma applicato alla musica sbagliata, almeno secondo me.
E la musica? In secondo piano, ridotta a strumento e non a protagonista. Molto bravi i solisti, a parte qualche comprensibile problema di pronuncia dell'originale inglese, memorabile il coro (Arnold Schönberg Chor), il direttore, Jean-Christophe Spinosi, forse ha scelto tempi un po' troppo lenti dilungando l'intera composizione oltre le 3h e 30, ma nel complesso la parte musicale era lodevole. Degno di nota è stato il ballerino protagonista del suicidio, unico che non parla, oops canta, mai, ma che dotato di mimica notevole in una parte non certo facile.
So che ne esiste una versione in DVD, che non consiglierei. Il vecchio motto "scherza coi fanti e lascia stare i fanti" si adatta perfettamente a questa occasione: geniale idea ma avrei preferito vederla applicata ad un'opera teatrale di Händel, che ne ha composte parecchie, piuttosto che dissacrare un oratorio!
All'inizio ho pensato: bella idea! Dopotutto si tratta di un Oratorio e realizzarne una versione teatrale, come anche delle Passioni di Bach (vedi film di Hugo Niebeling), è una scelta in linea con le sacre rappresentazioni medioevali. Perché no, dunque? Purtroppo il regista Claus Guth e lo "sceneggiatore" Konrad Kuhn, invece di inscenare nascita, morte e resurrezione di Nostro Signore Gesù Cristo, come farebbe immaginare il titolo e come indurrebbe a pensare il libretto del Messiah, hanno creato una sorta di opera teatrale con al centro il suicidio di un uomo schernito da tutti e che viene tradito dalla moglie pure la notte in cui lui mette fine alla sua vergogna tagliandosi le vene. La faccenda ha toccato livelli di blasfemia nella scena della lavanda dei piedi, in cui la moglie e l'amante si lodano a vicenda le estremità. Il lavoro dello sceneggiatore è stato davvero creativo, trovando una spiegazione ad ogni parola del testo, dividendo la parte del soprano II tra moglie ed amante (contraltista, cosa che ha sconvolto i miei colleghi che non avevano mai sentito un uomo cantare nel registro femminile), investigando sulla psicologia di un pastore (sacerdote) che non era riuscito a salvare il fedele ed amico da quel gesto estremo, lavorando sul pentimento dei singoli personaggi... lavoro indubbiamente pregevole, ma applicato alla musica sbagliata, almeno secondo me.
E la musica? In secondo piano, ridotta a strumento e non a protagonista. Molto bravi i solisti, a parte qualche comprensibile problema di pronuncia dell'originale inglese, memorabile il coro (Arnold Schönberg Chor), il direttore, Jean-Christophe Spinosi, forse ha scelto tempi un po' troppo lenti dilungando l'intera composizione oltre le 3h e 30, ma nel complesso la parte musicale era lodevole. Degno di nota è stato il ballerino protagonista del suicidio, unico che non parla, oops canta, mai, ma che dotato di mimica notevole in una parte non certo facile.
So che ne esiste una versione in DVD, che non consiglierei. Il vecchio motto "scherza coi fanti e lascia stare i fanti" si adatta perfettamente a questa occasione: geniale idea ma avrei preferito vederla applicata ad un'opera teatrale di Händel, che ne ha composte parecchie, piuttosto che dissacrare un oratorio!
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