Wagner!!!

Finalmente c'è stata la mia prima volta con un'opera di Wagner dal vivo, alla Staatsoper di Vienna, con il Tristan und Isolde. Ciò è stato possibile grazie ad un regalo dei colleghi in Belgio, che mi ha permesso di prendere dei posti a sedere (non avrei retto cinque ore in piedi). Vi sono andata con due colleghe dell'università di Vienna, tra cui un'austriaca che per lungo tempo ha lavorato proprio all'opera come maschera e che conosce a menadito i lavori di Wagner.

foto: wiener staatsoper / ashley taylor
Cinque ore di opera, tra musiche e due pause. All'inizio ero preoccupata, reggerò? Soprattutto perché la trama è piuttosto semplice (come ha detto qualcuno, non succede praticamente nulla per gran parte del tempo) e non c'è una sola aria cantabile e memorabile. In realtà si tratta di un concetto di opera completamente diverso dalla classica opera italiana. Un flusso continuo di musica che descrive l'evoluzione di un sentimento, che racchiude la vita, il tormento, la passione e la morte. In Verdi le trame sono complicatissime, tanto che in taluni casi fatico a ricordare tutti i passaggi (vedi Trovatore o Forza del destino), ma abitualmente l'azione scenica si ferma per far partire la cabaletta che magari viene ripetuta una o più volte a seconda dell'abilità del o della cantante. In Wagner, nato nello stesso anno di Verdi, tutto questo non c'è. Si nota già dalla regia scarna, dai costumi semplici, i movimenti limitati. Potrebbero benissimo eseguire le opere di Wagner in forma di concerto, non cambierebbe nulla. La protagonista è la musica.

celebre caricatura del pubblico wagneriano dopo l'opera
 In questa edizione, con la regia di David McVicar, riprendendo una produzione ormai storica, lode a Stephen Gould nella parte di Tristan, davvero superlativo, nonostante per la prima volta in questo ruolo a Vienna. Voce molto bella e soprattutto duttile. Meno brillante, a mio parere, il soprano Petra Lang, Isolde, anche lei debuttante in questo ruolo a Vienna. Meglio Sophie Koch nella parte di Brangäne, ma forse anche più rilassata perché in un ruolo meno impegnativo.  Nella media gli altri cantanti. In ogni caso ci vogliono una preparazione particolare ed una resistenza non da poco per affrontare Wagner. Difatti non ci sono giovani cantanti ad affrontarlo. Ci si immagina i due protagonisti come dei focosi adolescenti, invece ci si trova davanti degli imponenti cinquantenni o quasi. Wagner è da ascoltare, non da vedere. La fatica fisica e mentale di portare avanti quest'opera grava anche sulle spalle del direttore. La melodia tende all'infinito, senza mai trovare riposo in una cadenza perfetta. È difficile riuscire a sostenere tale tensione continua. Non si tratta di Mozart. L'orchestra ha avuto un paio di palesi defaillance che probabilmente verranno superate nelle repliche, si spera. Ciononostante Mikko Franck ha dato una buona prova. Bella l'idea di mettere il coro maschile nella balconata dell'imperatore, al buio, con il direttore con una bacchetta luminosa ed uno schermo per seguire il direttore generale, invece di avere il coro dietro le quinte.

Ci sarà anche una seconda volta con Wagner? Spero proprio di sì, magari con la premiere di Parsifal, sempre alla Staatsoper. Devo prepararmi, però. Perché un'opera di Wagner lascia sempre distrutti nel fisico e nell'animo, anche chi l'ascolta, non solo i cantanti. È un'esperienza faticosa ma appagante.

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