Madrigali di primavera

Con giugno è letteralmente esplosa la stagione dei concerti. Ve ne sono così tanti che mi è impossibile andarne a sentire più di due a settimana, sia per i costi (gratis qui c’è solo la fastidiosa musica nelle stazioni metro) sia per il sovrapporsi d’impegni. Per quest’ultimo motivo ho dovuto rinunciare ad un concerto in conservatorio con musiche di Brahms e Bruckner per coro e pianoforti (uhm… trascrizioni, presumo) ed uno all’Istituto Italiano di Cultura per tiorba e voce. Domenica sera, invece, sono finalmente riuscita a sentire i Brussels Madrigal Singers. L’occasione è stata data dall’invito di una corista tedesca, conosciuta nel coro ecumenico che frequento, che sta per tornare definitivamente in Germania con la famiglia. Ottima scusa per vincere la pigrizia ed attraversare la città per sentire quest’ottimo coro nella Chiesa di Scozia, St. Andrews.
Il programma ha previsto una selezione di brani rinascimentali e barocchi, con brevi incursioni nel romanticismo e nella contemporaneità. Pur prediligendo la musica inglese, non si sono dimenticati di quella tedesco, francese ed italiana, con testi pronunciati correttamente (il vantaggio di avere coristi che di professione fanno gli interpreti o che vengono da diverse parti del mondo). Quasi ogni brano è stato brevemente introdotto da alcuni aneddoti raccontati dal direttore, in inglese, per inquadrare il momento storico. Per dare un po’ di respiro ai coristi, a metà concerto il direttore, l’americano Julius Stenzel, si è esibito alla viola da gamba a 5 corde con tre movimenti della Sonata n.2 in la minore per violino solo BWV 1003.
Nonostante il coro annoveri elementi alquanto anziani, benché rodati, l’ingresso recente di nuove e giovani voci ha sicuramente rinfrescato l’ambiente. Il direttore è uno studioso dalla vasta cultura. I brani erano curatissimi, sia nell’intonazione, sia nella resa dei madrigalismi. L’acustica della piccola chiesa era perfetta, né troppo rimbombante come le grandi cattedrali (effetto che aiuta a coprire piccoli difetti come le chiuse o le partenza sfasate tra coristi) né troppo secco (come in conservatorio o in altre sale da concerto, mettendo alla berlina persino i respiri tattici). Peccato ci fosse poca gente. I coristi (18 in totale) erano più numerosi del pubblico presente (ca. una decina di persone). Peccato davvero!

In questo periodo ho avuto l’opportunità di vivere un’altra esperienza legata alla musica, anche se non si è trattato di un concerto. Grazie ad un gruppo internazionale, ho visitato il carillon di Sint Rombout a Mechelen e l’annessa accademia, unica in Belgio, per apprendere questo strumento. Con l'inizio dell'estate si entrerà nel vivo della stagione di concerti di carillon in tutte le Fiandre, come già raccontato nel 2013 e l'anno scorso. Era dal corso estivo di Haarlem (2008) che non vedevo la console di un carillon nordico. Essendo in qualche modo simile a quella di un organo (per la presenza di una pedaliera), non è raro incontrare organisti-carillonisti da queste parti, anche per poter forse integrare il magro stipendio da musicista di chiesa. Nel passato come oggi. Qualora restassi in Belgio, ci fare un pensierino pure io. Un piano B casomai la ricerca scientifica non mi volesse più al suo servizio.

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