La vita mi ha dato una nuova occasione per sentire una cantata di J.S. Bach eseguita durante la liturgia nella Kaiser-Wilhelm-Gedächtnis-Kirche a Berlino e per riascoltare la BWV 55 dopo l’esecuzione in concerto nella chiesa tedesca di Brussel/Bruxelles. Dunque, eccomi nuovamente a Berlino, sempre di passaggio. Il Bach Chor era diretto da Achim Zimmermann, all’organo Renate Wirth, tenore solista Nico Eckert.
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Tra la preghiera iniziale e la prima lettura, il coro ha eseguito il mottetto “Es werden nicht alle” di Melchior Franck. Tecnicamente buono, ma non curato, con le terribili terminazioni in -s perennemente sfasate e l’interpretazione quasi istintiva. Penalizzato comunque dal suono secco della chiesa. I fedeli hanno partecipato con il canto del credo (“Wir glauben all an einen Gott" EG183) e del corale “Nimm von uns Herr, du treuer Gott" (sulla melodia del "Vater unser" di Lutero, per chi la conosce).
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Tornando alle questioni prettamente musicali, credo che la collocazione naturale delle cantate di Bach, ossia durante la liturgia, in relazione con le letture del giorno, sia la migliore in assoluto. Estrapolarle dal contesto ne fa apprezzare la fine arte della composizione ma ne perde interamente il fine di commento alla Scrittura e quindi ne risente pure l’interpretazione. Lo stesso dicasi per le messe antiche, ma vale anche per Mozart e coevi, che andrebbero eseguiti durante la liturgia, al loro posto. Cosa che capitava di sovente a Vienna, nella chiesa cattolica, ma che raramente ho sentito al di fuori di questi ambienti.