Dimmi che lingua parli e ti dirò che musica fai (in chiesa)

Il lungo silenzio è terminato. Geomusik è tornato, ma ha cambiato sede. L'autrice, ossia la sottoscritta, per lavoro si è trasferita dalla capitale della musica, l'imperiale Vienna, alla caotica e multiculturale Bruxelles, tutta da scoprire per me perché non vi ero mai stata nemmeno come turista. Quindi, per un po' cercherò di raccontare la vita musicale di questa città, che scoprirete con me, oltre all'usuale appuntamento con le varie produzioni cinematografiche e televisive riguardanti la musica classica, ora non solo in italiano, inglese o tedesco, ma anche in francese o olandese.

Due settimane soltanto sono già bastate per farmi un'idea del rapporto liturgia-musica a Bruxelles. Doverosa premessa: il Belgio è ampiamente cattolico, o meglio, ci sono anche qui parecchi atei ma stragrande maggioranza delle chiese è di confessione cattolica romana.

Esperienza fiamminga. La prima domenica in Belgio mi trovavo a Grimbergen, paesino al nord di Bruxelles, nelle Fiandre, famoso per la birra e per una basilica minore dotata anche di un carillon di 49 campane. La messa è stata accompagnata dal canto spedito di una schola gregoriana di monaci che si è sbizzarrita tra proprium e ordinarium e da un superbo organo (ma non altrettanto organista, che ha scelto un repertorio alla Couperin per i brani da solista ed accompagnamenti minimi per il gregoriano). La schola era veramente notevole, non solo per i tempi scorrevoli, inimmaginabili da noi, ma anche per la pronuncia “liturgica”, ossia più simile alla nostra che a quella travisata tedesca. La partecipazione dei fedeli era garantita da foglietti che riportavano sia la liturgia odierna sia le melodie su tetragramma.

Esperienza francofona. Ieri, invece, sono andata nella bellissima chiesa di Nostra Signora (Notre Dame) del Sablon, dotata di due organi, uno storico in cantoria, ed uno nuovissimo, corale, a metà navata, su cui Lorenzo Ghielmi terrà un breve masterclass tra una decina di giorni. Il gregoriano qui viene cantato solamente la prima domenica del mese, ma l'accompagnamento alla liturgia è comunque garantito da uno dei tre organisti titolari ed una voce guida. Le musiche di ieri comprendevano un'improvvisazione in stile antico all'inizio ed una moderna dopo la predica, il corale BWV 639 (Ich ruf zu dir) all'offertorio, un'aria di Bach (cantata BWV 85) alla comunione ed una di Purcell alla fine cantate da una brava mezzosoprano, oltre all'ordinario della messa. Anche in questo caso dei foglietti permettevano ai non francofoni di seguire la messa e di partecipare al canto. La stessa chiesa ospita le prove di un coro da camera semi-professionale, che include elementi del locale conservatorio e che nelle grandi occasioni accompagna anche la messa.

Esperienza italiana. Sapendo che sono organista, un'amica belga mi ha messo in contatto con un ragazzo italiano che accompagna un coro che canta alla messa domenicale in lingua italiana in una parrocchia non lontano da dove abito. Nonostante la calorosa accoglienza, non ho preso in considerazione l'idea di farvi parte perché il repertorio del coro si basa su.. Gen Rosso, Verde, Frisina, etc. Senza voler nulla togliere allo spirito scoutistico di queste melodie, permettetemi di rammaricarmi per la differenza di considerazione della liturgia tra i locali e noi italici. Francofoni e fiamminghi sono orgogliosi delle proprie differenze, ma entrambi sembrano avere in grande onore la musica d'arte. Un organista, anche da solo, può facilmente rendere una messa un momento di riflessione e di cultura allo stesso tempo. Perché noi abbiamo bisogno delle chitarre e di queste melodie che ispirano tutt'altro che sacre riflessioni? Perché dovunque andiamo ci portiamo dietro questa recente involuzione musicale invece di acquisire almeno le tradizioni locali?

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