La maratona con l'esecuzione dell'opera omnia per organo di F. Liszt è giunta al termine. Zuzana Ferjencikova ha concluso la serie di concerti con il seguente programma: Requiem, Trauerode, vari corali per il Cardinale Hohenlohe, "In festo trasfigurationis Domini Nostri Jesu Christi" e le variazioni su "Weinen, Klagen, Sorgen, Zagen". Che allegria! Verrebbe da esclamare. Effettivamente sono tutti brani di congedo dalla vita terrena, la cui sublimazione avviene nelle variazioni su "Weinen, Klagen", ispirato dall'omonima cantata di J.S. Bach (riusata da Bach stesso nel "Crucifixus" della Messa in si min., un brano dall'alto valore simbolico, magari prossimamente ne riparleremo) e che si conclude con una solenne versione del corale "Was Gott tut, das ist wohlgetan". Concetto spiegato anche dall'abate prima del concerto.
Il concerto è stato molto ispirato, forse anche troppo drammatico, ma veramente ben curato e sentito. La Ferjencikova si e confermata un'artista matura, che sa andare oltre alla tecnica. Brava! Risulta anche evidente che conosce molto bene lo strumento su cui suona, fattore da non sottovalutare. Unica nota "stonata", la conversazione con due giovani talentuosi organisti. Perché? Perché entrambi non considerano il repertorio minore (chiamiamolo così, oppure del tardo Liszt). In realtà io non amo Liszt, almeno da studiare, nei pezzi grossi ("Weinen, Klagen", "Ad nos", "B.a.c.h.") ha messo troppe note e nel resto del repertorio troppo poche, ma penso che valga la pena valutare l'artista per tutta la sua produzione, non solo per le grandiose opere giovanili. Il virtuosissimo è progressivamente calato perché il sentimento religioso è progressivamente cresciuto e maturato. Per questo mi è piaciuta questa serie di concerti, perché non è stata una mera maratona di brani di un compositore e nemmeno una tormentata riflessione teologica, ma un buon compromesso tra i due estremi, per celebrare Liszt nel migliore dei modi.
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