L'altra sera, confidando nel meteo, mi sono concessa un altro concerto proiettato davanti al Rathaus: la sinfonia in re min. num. 9, op. 125, detta Corale, di L. van Beethoven. Bene! Finalmente qualcosa di viennese in quasi tutti i sensi: per il luogo di composizione, di esecuzione (Sala d'oro del Musikverein, aprile 2010), per gli interpreti (orchestra dei Wiener Philharmoniker, coro del Singverein degli amici della musica di Vienna), il tutto diretto da un tedesco, Christian Thielemann, che ha appena terminato d'incidere tutte le sinfonie di Beethoven con il medesimo organico (in dvd, ovviamente) e che iniziò lavorando con H. von Karajan.
la platea all'aperto |
L'impressione che ho riportato da questo concerto è doppia: per quello che ho visto ed per quello che ho sentito. Parto con la cosa meno importante, l'aspetto visivo. Il direttore passava da movimenti a scatti tipo robot, segnando il battere in "levare" (nel senso che dava il primo battito della battuta verso l'alto), a tentativi di riprodurre il vibrato degli archi con la mano sinistra. Lo stile mi ha lasciato un po' perplessa, ma negli adagi era perfetto nel gesto, chiaro ed armonioso, per cui penso fosse una precisa scelta. Per metà concerto mi sono domandata se esista una prova speciale di ammissione tra le fila dei Wiener di "lucidatura strumenti". Sarà che sono abituata alle orchestre di provincia, ma ricordo violini con l'area sotto al ponticello piena di polvere di pece e flauti traversi con le impronte di grasso, mentre qui tutto luccicava a specchio! Altra nota riguardo i cantanti solisti, tutti molto bravi, ma sapendo di essere ripresi da vicino con le fauci spalancate... avrebbero potuto curare di più la dentatura.
all'ombra del Municipio |
Aspetto uditivo. Credo sia difficile essere del tutto originali in un brano così noto ed "inflazionato", ma Thielemann ci è riuscito, pur senza eccedere in stravaganze. Ha dato una lettura molto dettagliata dello spartito, sottolineando quasi all'esasperazione le dissonanze, le modulazioni, i cambi di ritmo e via dicendo.Il risultato era più simile ad una fredda analisi che ad una romantica e passionale interpretazione, ma il risultato è stato egualmente coinvolgente per lo spirito e la mente. L'orchestra, brillante, come sempre, a parte qualche leggera sbavatura nel settore legni, coro numeroso e sostanzioso, nonostante non composto da professionisti.
Mi è rimasto solo un dubbio: come mai i solisti e tutti gli orchestrali avevano uno spartito davanti mentre i coristi hanno cantato a memoria?