il Doge di Vienna

da sito Staatsoper

No, non è un errore, non volevo scrivere Venezia, anzi semmai la città corretta sarebbe Genova. Ovviamente mi riferisco al Simon Boccanegra di Giuseppe Verdi che ha aperto la stagione alla Staatsoper in una sorta di prima della prima (non la nota trasmissione rai che mi avvicinò a questo mondo quando era trasmessa in orari decenti, ). Prossimamente ci sarà uno scambio con la Scala per cui la vera Prima della stagione viennese è rinviata di qualche settimana. Per la concomitanza dell'inizio della stagione alla Staatsoper e la conclusione del Film Festival di quest'estate, l'opera è stata trasmessa in diretta (o forse con un minimo di ritardo) davanti al Rathaus, ove l'ho vista.


Questo allestimento del Simon Boccanegra si rifà a quello del 2002, in questo caso con la direzione musicale di Paolo Carignani, regia di Peter Stein e con Placido Domingo (Simon), Ferruccio Furlanetto (Fiesco), Massimiliano Pisapia (Gabriele), Barbara Frittoli (Amelia), etc. Per quel che ho visto mi è piaciuta. Placido Domingo resta un tenore nel timbro di voce, ma la sue capacità sia espressive che recitative fanno dimenticare ogni possibile remore. La regia era semplice ma efficace, ricreando quell'atmosfera cupa di odio, invidia ed incomprensione, in cui solo alla fine l'amore e la riconciliazione trionferanno.

La maledizione degli spettacoli trasmessi al Rathaus, per cui non riesco mai a vederli fino al termine, ha colpito ancora. Questa volta la causa non è stato il maltempo ma un ospite stufo di seguire passivamente una scena buia senza capire cosa stesse accadendo. Aveva tutta la mia comprensione, non condivido la scelta di quest'anno di non proiettare il testo delle opere o la traduzione in sottotitoli. La platea era piena e mi domando come mai tanti austriaci vadano a sentire simili spettacoli non capendo una sillaba del testo perchè:
- cantato, specialmente per le voci femminili è arduo scandire le consonanti, molti cantanti poi non cantano nella loro madrelingua,
- cantato in italiano, lingua conosciuta da molti austriaci ma non al pari dell'inglese,
- cantato in italiano arcaico ed aulico, il libretto di un'opera dell'ottocento non è facilmente comprensibile nemmeno per un italiano che lo legge,
In questo caso l'opera non era nemmeno delle più celebri, come potrebbero essere Rigoletto o Traviata, e la trama piuttosto intricata. Credo che solamente un melomane affezionato al genere avrebbe potuto resistere fino al termine dello spettacolo, ma in questo caso la persona in questione avrebbe acquistato un biglietto alla Staatsoper e non sarebbe venuta a vedere una proiezione all'aperto!

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