Questo è il titolo di un articolo pubblicato recentemente sull'Espresso, celebre settimanale italiano, a proposito della sostituzione del "filologico" clavicembalo, con un moderno pianoforte Steinway da parte della celebre e brava pianista canadese Angela Hewitt, famosa per le sue interpretazione bachiane, in un concerto in cui ha diretto il Bach Collegium Stuttgart in una originale interpretazione dei Concerti Brandeburghesi. Sicuramente non è stata la prima a fare ciò, ricordiamo ad esempio le versioni dei concerti per cembalo ed orchestra incise dal sul conterraneo Glenn Gould.
Citando l'articolo, la Hewitt non cerca d'imitare il suono del clavocembalo al pianoforte, come insegnato a tutti gli studenti di pianoforte nei nostri conservatori, ma sfrutta il pianoforte nella sua interezza. Secondo l'autore dell'articolo, Giovanni Carli Ballola, questo non vuole essere una salto nel recente passato, in cui Busoni o Casella suonavano il pianoforte perché non conoscevano o non avevano altro, ma, al contrario, usare il pianoforte al posto del clavicembalo rappresenta un'evoluzione rispetto alla sterile filologia.
Ovviamente sono pienamente d'accordo. Dubbi? Sicuramente è utile ed importante conoscere ed imparare come Bach suonava e cercare di riprodurre quello che probabilmente hanno sentito i suoi contemporanei... ma ... il grande pubblico non così colto potrebbe non apprezzare la bellezza della sua musica con spenti clavicembali e liuti, rozzi strumenti ad arco, corni stonati ed organi rauchi. Se già risultava ostico qualche decennio fa riconoscere il noto Bach nelle esecuzioni di Glenn Gould, ora è quasi impossibile, grazie ai nostri orecchi cariati da restrittive regole della "filologia": tutto staccato o separato, no cambi di tempo (nel senso di rubato), no uso di pollici o di tacchi (per gli organisti), etc. Sinceramente non credo che nel Barocco usassero il metronomo, inventato qualche secolo dopo, o che non si facessero trasportare dalla bellezza di un frase musicale, riducendo il tutto ad una mera e fredda perfezione. Oltretutto non capisco perché questo concetto venga applicato quasi esclusivamente alla musica strumentale e molto meno al canto, in cui, invece, si rivalutano la musicalità delle frasi e la correlazione testo-musica, pur se con una tecnica non "lirica".
In definitiva sono felice per questo ritorno all'uso di strumenti moderni per la musica antica. Che non implica la distruzione degli strumenti storici o la cancellazione degli studi in corso su come si suonava e si sentiva nei secoli passati. Viviamo nel III millennio, possiamo fare il giro del mondo in meno di 80 ore, siamo andati sulla Luna... e condanniamo o proibiamo l'uso di strumenti attuali per la musica dei nostri antenati? Allora dovremmo riprendere la partica dei castrati per eseguire le opere di Händel? Nel frattempo anche la nostra percezione della musica è cambiata, non sentiremo mai come un nobile del 1700! Allora perché non far apprezzare la bella musica con ogni mezzo? Le suite per violoncello di Bach sono sublimi anche con la chitarra elettrica, come i corali per organo cantati dai Swingle Singers, a maggior ragione se eseguiti con intelligenza con un moderno violoncello e con grandi organi elettrici rispettivamente.
Citando l'articolo, la Hewitt non cerca d'imitare il suono del clavocembalo al pianoforte, come insegnato a tutti gli studenti di pianoforte nei nostri conservatori, ma sfrutta il pianoforte nella sua interezza. Secondo l'autore dell'articolo, Giovanni Carli Ballola, questo non vuole essere una salto nel recente passato, in cui Busoni o Casella suonavano il pianoforte perché non conoscevano o non avevano altro, ma, al contrario, usare il pianoforte al posto del clavicembalo rappresenta un'evoluzione rispetto alla sterile filologia.
Ovviamente sono pienamente d'accordo. Dubbi? Sicuramente è utile ed importante conoscere ed imparare come Bach suonava e cercare di riprodurre quello che probabilmente hanno sentito i suoi contemporanei... ma ... il grande pubblico non così colto potrebbe non apprezzare la bellezza della sua musica con spenti clavicembali e liuti, rozzi strumenti ad arco, corni stonati ed organi rauchi. Se già risultava ostico qualche decennio fa riconoscere il noto Bach nelle esecuzioni di Glenn Gould, ora è quasi impossibile, grazie ai nostri orecchi cariati da restrittive regole della "filologia": tutto staccato o separato, no cambi di tempo (nel senso di rubato), no uso di pollici o di tacchi (per gli organisti), etc. Sinceramente non credo che nel Barocco usassero il metronomo, inventato qualche secolo dopo, o che non si facessero trasportare dalla bellezza di un frase musicale, riducendo il tutto ad una mera e fredda perfezione. Oltretutto non capisco perché questo concetto venga applicato quasi esclusivamente alla musica strumentale e molto meno al canto, in cui, invece, si rivalutano la musicalità delle frasi e la correlazione testo-musica, pur se con una tecnica non "lirica".
In definitiva sono felice per questo ritorno all'uso di strumenti moderni per la musica antica. Che non implica la distruzione degli strumenti storici o la cancellazione degli studi in corso su come si suonava e si sentiva nei secoli passati. Viviamo nel III millennio, possiamo fare il giro del mondo in meno di 80 ore, siamo andati sulla Luna... e condanniamo o proibiamo l'uso di strumenti attuali per la musica dei nostri antenati? Allora dovremmo riprendere la partica dei castrati per eseguire le opere di Händel? Nel frattempo anche la nostra percezione della musica è cambiata, non sentiremo mai come un nobile del 1700! Allora perché non far apprezzare la bella musica con ogni mezzo? Le suite per violoncello di Bach sono sublimi anche con la chitarra elettrica, come i corali per organo cantati dai Swingle Singers, a maggior ragione se eseguiti con intelligenza con un moderno violoncello e con grandi organi elettrici rispettivamente.